A Terni in mostra “Tracce”, video, installazioni e grafica di Elisabetta Di Sopra

Sino a domenica 7 aprile nella Project Room Ronchini del CAOS – Centro Arti Opificio Siri di Terni è allestita la mostra Tracce, di Elisabetta Di Sopra, artista pordenonese di nascita e veneziana d’adozione che impiega il mezzo video per misurarsi con tematiche connesse alla condizione femminile e al ruolo della donna nella società contemporanea. Tracce si snoda, infatti, tra opere video, installazioni e grafica, e affronta temi legati alla sfera affettiva, alle relazioni familiari e alle pratiche della cura. Di Sopra prende le mosse dalla precarietà connaturata alla condizione esistenziale dell’essere umano “..la mia pratica artistica misura il mio spazio d’azione nel tentativo di imprimere un segno del mio esistere accettando l’istanza della sua sparizione…- dichiara in una nota – Desiderio di eternità e al tempo stesso dell’oblio più assoluto. Cosa resta di noi se non tutte quelle carezze che abbiamo dato e che, come tracce invisibili, hanno desiderato, amato, consolato, e che hanno impresso negli altri come in una plasmata cera un ricordo – indelebile – di noi stessi? SENZA TRACCE, come le impronte lasciate nella sabbia, destinate a sparire ricoperte da altra sabbia spostata dal vento che verrà.”

Segni, quindi, visibili o invisibili, come nell’opera Dust Grains (2014), in cui i ricordi d’infanzia, impressi nella memoria emotiva, riaffiorano  inumidendo gli occhi. Le tracce sono ancora quelle che si fanno sempre più visibili nel gesto violento, ma liberatorio, di Atto di dolore (2022).
Diventano anche  espressione della corporeità sia nella documentazione della performance Legami di sangue (2022), che restituisce un ritratto dell’artista con la figlia, in una stampa serigrafica su lino, fatta con il sangue dell’artista stessa che in The Care (2018), dove la dedizione della donna nell’accudire un neonato e un anziano lascia, appunto, sui loro corpi  tracce indelebili di nutrimento e rassicurazione.
In Pietas (2018), invece, la protagonista del mito di Medea appare come una donna afflitta che cerca disperatamente sulla spiaggia segni dei propri figli, raccogliendone  brandelli di indumenti restituiti dal mare.  In Senza tracce (2023) – l’ultimo video prodotto e realizzato durante un viaggio nel deserto – l’artista, cancella addirittura le impronte lasciate camminando sulla sabbia,in netto contrasto con la spasmodica sovraesposizione che contraddistingue gli esseri umani del nostro tempo. Il catalogo della mostra include i testi critici di Pasquale Fameli, responsabile scientifico del CAOS di Terni, Silvia Grandi, docente dell’Università di Bologna, e Laura Leuzzi, Chancelor’s Fellow presso la Gray’s School Of Art – Robert Gordon University di Aberdeen (Scozia).

La mostra rimarrà visitabile da sabato 10 febbraio a domenica 7 aprile, dal giovedì alla domenica dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 16:00 alle 19:00.

Ingresso gratuito