La centralissima Casa Cavazzini di Udine ospita (fino al 3 febbraio) la mostra di opere grafiche di Armando Pizzinato. L’eposizione – a cura di Enzo Di Martino – si svolge all’interno della rassegna della Triennale Europea dell’Incisione che, giunta alla sua 37° edizione, dimostra sempre grande precisione nel segnalare artisti meritevoli del panorama internazionale.
“Armando Pizzinato 1910-2004. La grafica” svela al pubblico più di novanta opere tra incisioni, disegni, bozzetti preparatori di successive pitture murali… tutti esposti al piano terra del museo, in un’ideale percorso che tocca alcuni punti chiave della poetica di Pizzinato. L’artista friulano fu tra i più originali del XX secolo, segnalato tra i giovani artisti più promettenti del dopoguerra italiano, meriterebbe di essere maggiormente conosciuto e studiato. Pizzinato sconta le conseguenze delle sue decisioni politiche, egli all’apice della sua carriera – quando anche la nota Peggy Guggenheim ne aveva acquistato un quadro per la sua collezione – decise purtroppo di abbandonare il percorso astratto per unirsi alle file del realismo socialista. Chiaramente per Pizzinato non fu una scelta facile, ma non era nemmeno la prima volta che anteponeva una scelta politica all’arte, ad esempio nei primi anni Quaranta aveva sospeso le sue ricerche artistiche per unirsi alla Resistenza, rischiando molto attraverso la sua attività di stampa clandestina.
Quando nel 1948 Roderigo di Castiglia – alias Palmiro Togliatti – si scagliò dalla terza pagina di “Rinascita” contro l’arte astratta, questa netta posizione del partito nei riguardi della pittura convinse Pizzinato a modificare il suo percorso. Tuttavia, come dimostra questa esposizione, egli non ha mai smesso di approfondire la ricerca, sia nei bozzetti destinati alla celebrazione del lavoro degli operai che nei ritratti dei paesaggi lagunari porta avanti una riflessione sulla realtà sganciata dagli stretti confini del realismo. L’abilità nell’intrecciare linee e colori si traduce in una scomposizione armonica della realtà in divenire, l’assimilazione delle avanguardie di inizio secolo si unisce all’osservazione della società che lo circonda.
Pizzinato riesce a superare le tematiche realiste con una ricerca innovativa individuabile in diverse opere, come l’olio delle Contadine al lavoro, la tempera delle Barricate di Parma o l’eccezionale Uomo che beve, tutte realizzate negli anni Cinquanta. Nella serie dei Gabbiani dei primi anni Settanta si osserva la lotta delle forme sulla tela, probabilmente anche lotta interiore dell’artista che esplode poi nelle successive Composizioni. Il percorso di mostra, procedendo cronologicamente dagli anni Quaranta in poi, accompagna il visitatore lungo il cammino dell’artista svelandone i progressi: dai ritratti degli anni Quaranta ai paesaggi degli anni Sessanta, dalle Composizioni in tempera del 1975 alle Composizioni serigrafiche degli anni Ottanta.
Le incisioni di voli di gabbiani, visioni di Venezia e fabbriche ribollono di vita, movimento, passione e indicano al pubblico la visione del pittore. È solo in alcune acqueforti e litografie in bianco e nero che l’animo si cheta e gli occhi si riempiono delle forme solide e incredibilmente poetiche del Canale della Giudecca o delle infinite foreste di Betulle.
Pizzinato con la sua personalità complessa ma coerente è un poeta del nostro tempo. L’esposizione si conclude con la serie di serigrafie a colori Falci – in cui l’artista interpreta ancora una volta le forme che compaiono costantemente nelle sue opere, a suggellare un legame tra arte e vita che il pubblico non può che ammirare.