Il 34. Torino Film Festival presenta due film, un biopic in Concorso e un documentario nella sezione Festa Mobile, su Christine Chubbuck, la ventinovenne giornalista statunitense che si sparò in diretta durante la rubrica che conduceva. Era il 1974, Nixon aveva seminato sfiducia nel popolo americano, il network locale, per cui lavorava Christine, puntava tutto sul sensazionalismo. Lei, donna fragile, con idee opposte a quelle del direttore di rete, seduta nello studio dell’emittente, in Florida, con calma, come se fosse una notizia del giorno, lesse: “In linea con la politica di annunciarvi le ultime novità sanguinolente sul canale 40 in diretta e a colori, state per vedere il primo tentativo di suicidio”. Poi Christine prese da sotto la scrivania un revolver; lo puntò dietro l’orecchio destro e premette il grilletto. Morì 15 ore più tardi. Il suo gesto shoccò il mondo e nel 1976 ispirò il film Quinto Potere di Sidney Lumet.
Una Rebecca Hall in stato di grazia è la protagonista di Christine, terzo film di Antonio Campos, dopo Afterschool e Simon Killer. Christine è un biopic sulla giornalista, che racconta la sua nuova vita in Florida, a un anno dal trasferimento da Boston. La relazione conflittuale con la madre, il rapporto con i colleghi dell’emittente, le sue ambizioni, le sue crisi e frustrazioni. Un film dalla perfetta fotografia anni 70, costruito meticolosamente per immergere lo spettatore in quegli anni. Raccontato attingendo proprio al modo in cui venivano realizzati i film in quel decennio, Christine, un viaggio reale e sensibile nella mente della giornalista, è superbamente interpretato dalla Hall. Da una sceneggiatura intelligente e sobria di Craig Shilowich, Campos ha realizzato un film di grande intensità emotiva, che a poco a poco, senza squilibri, prova a ricostruire il disagio che ha portato Christine a premere il grilletto.
Christine, a pieno titolo nel Concorso del Festival di Torino spiana la strada a un premio per la Hall.
Di tutt’altro genere il documentario Kate Plays Christine di Robert Greene, in Concorso
al Festival di Torino nel 2014 con Actress.
A metà strada tra una narrazione di fiction e il linguaggio documentaristico, Greene scrive e dirige l’attrice che deve interpretare Christine, Kate Lyn Sheil, mentre si immedesima nella parte. In un’atmosfera costruita ad arte, Kate inizia questo processo di trasformazione in Christine, dal trucco e dalla scelta della parrucca fino all’arma. Attraverso dialoghi, ricerche di quelle poche immagini della Chubbuck e di persone che l’hanno conosciuta o che hanno lavorato nella stessa mettente, il regista cerca di mettere in piedi una storia su una donna di cui si sa pochissimo. E’ un dramma noioso e ingannevole, che ruota intorno alla protagonista. O meglio, sono messe in primo piano più le emozioni dell’antipatica Kate, che una ricerca su Christine. Solo verso la fine si vedono alcuni filmati di repertorio della vera Christine.