“Cosa dirà la gente” di Hiram Haq

Presentato nella sezione Panorama internazionale alla nona edizione del Bif&st di Bari “Cosa dirà la gente”, opera terza della regista di origine pakistana Hiram Haq, ha vinto il premio per la miglior interpretazione femminile con la giovanissima ed esordiente Maria Mozhdah.

Il film racconta la vicenda di Nisha, una sedicenne di origine pakistana ma nata e vissuta in Norvegia. La sua vita si sviluppa in una continua contraddizione, da una parte quella di rispettare le regole rigide che la sua famiglia le impone, dall’altra quella di adeguarsi alla vita occidentale con i suoi coetanei e i suoi compagni di scuola.

Una situazione non facile e spesso sul filo del rasoio, magari con rientri al limite dell’orario per i controlli familiari. Ma una notte Nisha viene scoperta dal padre mentre è nella propria camera con un ragazzo. Ma anche se non ha fatto niente di male per lei inizia un viaggio a ritroso per ritrovare le sue origini. Così, contro la sua volontà, il padre la porta in Pakistan presso i suoi parenti con l’obiettivo di insegnarle come ci si deve comportare e come bisogna innanzitutto seguire i dettami indicati dalla famiglia.

Quella famiglia che così si trasforma da potenziale nucleo d’amore e di protezione in una sorta di prigione che non lascia nessuna possibilità di uscita perché non può tollerare l’immoralità e lo scandalo. Ma anche in Pakistan le cose non vanno meglio per Nisha che dopo un inizio molto difficile e una sorta di rassegnazione trova ancora motivo per dare scandalo e al padre non resta altro che tornare in Pakistan per andare a riprenderla anche se con qualche lacerante dubbio.

Ma in Norvegia il cerchio si stringe ancora di più intorno alla ragazza che deve cambiare scuola e chiudere con le amicizie precedenti, oltre che rispondere a tono, secondo le indicazioni dei genitori, ai servizi sociali che le chiedono conto di un messaggio disperato che avevano ricevuto quando Nisha era in Pakistan. C’è una sola via d’uscita, una soluzione che la porterebbe lontano a sposare un pakistano residente in Canada. La proposta, se accettata, porterebbe ad un ritorno alla normalità, a come le cose sarebbero dovute andare.

Ma la scena finale è indicativa, la protagonista si alza di notte e fugge dalla finestra di casa e quando è ormai sulla strada vede lo sguardo del padre che la osserva dall’alto mentre lei si allontana. Ormai lo strappo è insanabile, Nisha ha capito che non ci potrà essere un futuro scelto da lei se non attraverso la fuga, attraverso uno strappo netto da quella famiglia alla quale, in fondo vuole bene, ma con la quale non riesce a trovare un giusto equilibrio per le sue esigenze di vita.

Un film intenso e forte, con momenti di grande tensione che da una parte toccano un tema di scottante attualità e dall’altra si ispirano ad una storia realmente vissuta dalla regista. E infatti anche Hiram Haq era stata rapita quando era un’adolescente dai suoi familiari e lasciata in Pakistan per un anno e mezzo soprattutto perché aveva amici norvegesi e non voleva uniformarsi all’idea di non avere la possibilità di comportarsi come loro.

Certi passaggi dell’opera mettono bene in evidenza l’anacronismo di alcune situazioni nella realtà attuale e soprattutto la crescente necessità di difendere ad ogni costo l’onore della famiglia di fronte alla comunità che viene messo in repentaglio dalle modernità di Nisha. Ad un certo punto del film la madre della protagonista dice: “Non ci stanno invitando più nemmeno ai matrimoni”.

Ed in fondo il titolo dell’opera “Cosa dirà la gente” diventa il punto focale dell’attenzione familiare che va al di sopra delle esigenze e della libertà della figlia, situazioni marginali che possono essere sacrificate. Allora è il conformismo sociale che ha una parte preponderante nei comportamenti, in questo caso, degli immigrati pakistani, al di là del luogo nel quale vivono.

Non tutto quello che succede alla protagonista (una straordinaria interpretazione di Maria Mazhdah, che disegna un ritratto dalla genuina intensità) è successo alla regista, ma queste vicende sono ancora attuali e non sempre vanno a finire bene. La strada da percorrere è ancora lunga anche se la storia si conclude con un filo di speranza.