David Hockney ha l’aspetto bonario di un felice pater familias sempre sorridente e rilassato, non ha nulla dell’artista tormentato, maledetto. Nato in una cittadina industriale del Nord Inghilterra, frequenta scuole d’arte prima a Bradford poi al Royal College of Art. Pablo Picasso già domina la scena europea, mentre altri fra cui Francis Bacon, Jean Dubuffet ispirano lavori sperimentali.

David Hockney viene definito “il più grande artista figurativo”. I personaggi vengono dipinti su sfondi neutri ed uniformi obbligando così lo sguardo a concentrarsi sulla figura umana che pare continuamente in cerca di riposo, seduto comodamente su di una seggiola dai braccioli tradizionali.

La mostra ospita 82 ritratti, l’ultima evoluzione del figurativo dai tempi di Reynolds e le sue fanciulle in fiore,pronte a diventare matrone,circondate da prole aristocratica, ovvio soggetto della ritrattistica di allora. Echi della pittura fiamminga del 6oo, le costruzioni di Cezanne nelle potenti immagini della campagna inglese. La figura femminile fino ad ora dominante nella ritrattistica, cede la scena a giovani mamme composte, consapevoli dell’onore di essere ritratte dall’artista di successo internazionale. L’originalità di Hockney va trovata nella sua sfrontatezza propositiva di cogliere nel figurativo l’innovazione di porgerci personaggi che parlano i linguaggi del nostro sentire e l’immaginifico dei nostri sogni nell’innovazione dei colori non trionfali ma adeguati alle drammaticità e all’insicurezza dei nostri giorni.
Il suo nuovo realismo è una mistura miracolosa di luci, ombre e colore che avvolgono la figura umana ripresa nei vari atteggiamenti  o di benessere o di ironia o  di proiezioni sognanti – specie nei fanciulli – o di padroneggiare il destino con spavalda sicurezza.

I critici gridano giustamente alla sua empatia suggerita dalla ricchezza spirituale di David Hockney pregna di rispetto, di delicatezza, di riguardi, di affetto massimo verso la persona per se stessa e per i suoi valori interiori. Ne fanno testimonianza le sue scelte dei suoi modelli che vanno da figure note, a quelle di suoi famigliari, a quelle che nessuno conosce  e che si perdono nella invisibilità sociale.

Gabriella Belli mette in netta evidenza nell’artista “la gaiezza di una relazione spontanea e amicale”. Puntualizzazione esatta di una qualità che il mondo d’oggi ha estremo bisogno: la gaiezza, che è felicità, di rapporti sociali per una connivenza di amicizia fraterna.