Dopo l’anteprima alla diciassettesima edizione della Festa del Cinema di Roma, è approdata su Sky la serie Django, una coproduzione italo-francese con CANAL+ che vuole rivisitare in chiave contemporanea l’omonimo classico firmato da Sergio Corbucci. Ideata e scritta da Leonardo Fasoli (Gomorra, ZeroZeroZero) e Maddalena Ravagli (Gomorra), Django racconta la vicenda di un uomo che, partito per cercare vendetta dello sterminio della famiglia avvenuto vent’anni prima, troverà invece una ragione più grande per la quale combattere e vivere.

(FOTO DI FIRST-LOOK – ph. credit Cos Aelenei)

Raggiunta la città di New Babylon nel Texas, Django (Matthias Schoenaerts) scoprirà ben presto che sua figlia Sarah (Lisa Vicari) è sopravvissuta e si appresta a sposare John Ellis (Nicholas Pinnock), fondatore della città. Nel frattempo il destino di New Babylon è minacciato da Elizabeth Thurman (Noomi Rapace), potente Signora di Elmdale, che spinta da un insano fondamentalismo religioso, vuole distruggere la città considerata covo di peccatori e criminali.
I primi quattro episodi sono stati diretti da Francesca Comencini (Gomorra), in veste anche di direttrice artistica della serie, mentre i successivi vedono dietro la macchina da presa David Evans (Downton Abbey) ed Enrico Maria Artale (Romulus).

(FOTO DI FIRST-LOOK – ph. credit Cos Aelenei)

Nonostante si tratti di un’importante produzione internazionale con un cast tecnico ed artistico di primo livello, Django, almeno fino al quarto episodio attualmente in onda, non riesce a prendere forma, alternando (pochi) momenti emozionanti a lunghe fasi quasi di sospensione della narrazione. Eppure il materiale per rendere il racconto più serrato ci sarebbe, ma invece di indirizzare la storia su determinati binari spesso ci si dilunga in estetismi registici che appesantiscono la visione. I personaggi perdono così mordente diventando di difficile interpretazione. 

Da parte di Francesca Comencini c’è forse un eccessivo piglio autoriale in una serie che richiedeva probabilmente una regia più dinamica. I protagonisti, nessuno escluso, sono inoltre del tutto privi d’ironia e su di loro pare gravi costantemente il peso del destino dell’universo. Vedremo con gli episodi diretti da David Evans ed Enrico Maria se la situazione cambierà.

(FOTO DI FIRST-LOOK – ph. credit Cos Aelenei)

Qualcuno potrebbe obiettare che questo tipo di genere funzioni ora solo in chiave moderna, di rivisitazione, che un taglio “classico” sarebbe stato poco apprezzato. Senza dover scomodare sua maestà Taylor Sheridan, consiglio di dare invece un’occhiata a quel piccolo capolavoro che è la serie tutta italiana That Dirty Black Bag diretta Mauro Aragoni, un magnifico e riuscitissimo omaggio al spaghetti western andata in onda lo scorso gennaio su Paramount Plus.

RASSEGNA PANORAMICA
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