Documentario: “Cervino – La montagna del mondo”

"Sempre più in alto": 150 anni di scalate sul Cervino

 

In introduzione, come titoli di testa, si leggono nomi e date in sovraimpressione, che scorrono su antiche e belle incisioni di scene di alpinismo. Tra il primo nome, Jean-Antoine Carrel, 1865, e l’ultimo, Hervé Barmasse, 2014, vi sono vari altri personaggi che per motivi diversi hanno meritato la citazione. Tra questi vi è Mike Bongiorno, 1976.

All’inizio del film un giovane uomo (il regista stesso Nicolò Bongiorno), terminato il suo allenamento in piscina e borsone sportivo in spalla, percorre in bicicletta le vie di Milano. Causalmente attratto dalla locandina di uno spettacolo teatrale, entra e assiste alla messa in scena di una storia di centocinquant’anni fa. Una storia che inizia con le ultime, disperate parole un po’ in francese e un po’ in italiano di un alpinista: proprio quel Jean – Antoine Carrel, valdostano, che per primo scalò il  dal versante italiano. Questa recita è il leitmotiv di tutto il film e costituisce la base sulla quale la regia aggiunge la storia delle scalate al Cervino, che è anche filo conduttore e motivazione della personale e individuale scalata del regista stesso.

Una esperienza che Nicolò Bongiorno affronta con la consapevolezza che andare in montagna non si limiti a fare una scalata, per quanto impegnativa, ma sia un insieme di comprensione, studio, amore, vita vissuta a contatto con la natura, con la montagna e con le persone che la abitano. Una consapevolezza che viene trasmessa allo spettatore in modo palpabile, grazie alle straordinarie immagini del paesaggio e alle toccanti riprese della vita delle guide alpine, con i loro canti e il folklore che è anche cultura. Ma Bongiorno è anche esempio di chi sa che avvicinarsi alla montagna significa avere l’umiltà di percorrere un cammino aperto molto prima da pionieri eroici, provare la meraviglia di chi assiste a scene di una natura grandiosa, mantenere la pazienza dell’allievo che segue la sua guida – in questo caso Marco Barmasse, padre del celebre Hervé – proprio come un figlio segue il proprio padre. È anche nel rapporto padre-figlio, che resta sottotraccia ma che lo spettatore non può ignorare, che si esprime la sfumatura di emozione che regala la visione di questa pellicola.

Così, se inizialmente e quasi per istinto il pubblico è portato a ricordare la ben nota espressione “Sempre più in alto”, a poco a poco ci si rende conto quella frase passa da puro slogan pubblicitario a incitamento ad accostarsi a qualcosa di immenso con semplicità e sentimento; a compiere ciascuno la propria personale sfida all’impossibile dove – come scrive Hervé Barmasse:

“Il coraggio delle decisioni è sempre intrecciato alla fragilità e alla paura dell’uomo. In montagna come nella vita”

Un film che parla di montagna con intelligenza, sensibilità, passione, senza enfasi né retorica. L’unica concessione a una certa grandiosità è nel titolo “La montagna del mondo” che non è tuttavia immeritato quando si parla del Cervino.

Il quarantenne regista Nicolò Bongiorno – con l’esperta e sensibile collaborazione di Hervé Barmasse in qualità di direttore della fotografia –  in questo film onora la storia dell’alpinismo del Cervino e il padre Mike, che fu grande appassionato di montagna e che al Cervino in particolare legò una significativa parte della sua immagine pubblica e privata.

Il film, che ha ottenuto numerosi riconoscimenti in vari festival, sarà disponibile in DVD da luglio 2016.

Documentario –  con Marco Barmasse e Nicolò Bongiorno

Regia: Nicolò Bongiorno –  Italia, 2015 – Durata: 57′