Chloé (Marine Vacth) è una bella e fragile giovane donna che ad un certo punto della sua vita decide di iniziare un percorso di psicoanalisi, finendo per innamorarsi del suo analista Paul (
Jérémie Renier). Tutto sembra andare per il meglio nella loro relazione fino a quando Chloé incontrerà Louis, un uomo identico al sua fidanzato, ma molto più rude e minaccioso, che la ragazza inizierà a frequentare, addentrandosi sempre di più in un mistero legato a Paul e Louis.
L’erotismo è sempre stata un cardine essenziale nella filmografia di
Ozon, ed anche quest’ultimo film non smentisce le attese.
Doppio Amore si può definire un thriller erotico che basa le sue fondamenta sulla sessualità e la psicanalisi: la vagina che si trasforma nell’occhio della protagonista all’inizio del film è una perfetta anticipazione della relazione tra mente e sesso che Ozon vuole analizzare nella pellicola.
Uno dei principali problemi di Doppio Amore è, però, proprio quello di non riuscire a descrivere a pieno ed in maniera soddisfacente nessuno degli elementi di cui si fa portavoce.
Innanzitutto la psicologia è circoscritta ad uno scambio di battute banale, scarno di un vero e proprio approfondimento. Il passato di Chloé non viene mai indagato analiticamente ma semplicemente raccontato, sacrificando la componente dialogica del film a vantaggio della suspense e del mistery e preparando così lo spettatore ad un finale di una complessità insensata, usato probabilmente per ovviare ad una sceneggiatura piuttosto inconsistente ed ad una recitazione non sempre all’altezza.

L’erotismo d’altro canto è sì ben rappresentato nelle parecchie scene di sesso presenti in Doppio Amore, ma non esce da quel confine, non riuscendo quasi mai ad impregnare di carnalità l’intera pellicola e risultando addirittura forzato in alcuni momenti. Se l’intento di Ozon era quello di portare al pubblico un lavoro morboso, il regista parigino non raggiunge lo scopo desiderato: nonostante le minori scene esplicite, la sessualità è molto più presente in altri sue precedenti pellicole come Amanti criminali o Swimming Pool rispetto a questa sua ultima fatica cinematografica.

La tematica del doppio è però l’argomento principale del film di Ozon, come si può facilmente riscontrare già nel titolo. Essa non è semplicemente rappresentata nelle figure di Paul e Louis, bensì attraverso un gioco di riflessi e specchi presente in molteplici inquadrature della pellicola. Il direttore della fotografia Manuel Dacosse e Francois Ozon vogliono così raffigurare la dualità dei due gemelli non solo nella sceneggiatura ma soprattutto tramite il mezzo cinematografico, riuscendoci per la maggior parte del tempo, ma esagerando in alcuni momenti, in cui il dualismo trascende il genere thriller per sfociare in una sorta di body-horror inatteso e non necessario.