“Voglio che mi aiuti a farla finita”.
E’ la richiesta che André rivolge alle sue due figlie, Emmanuèle, la più grande, e Pascale.
André ha ottantotto anni; negli ultimi anni ha affrontato e superato diversi intoppi gravi di salute da cui si è sempre ripreso, a modo suo, soprattutto ricorrendo a periodi di vacanza in posti lontani da Parigi. Ha vissuto una vita piena, eccentrica. La moglie si è arresa anni prima al morbo di Parkinson; lui, omosessuale, ha continuato la sua vita sociale senza annoiarsi. L’ultimo ictus lo ha atterrato, paraglizzandogli la parte destra del corpo.
E così rivolge alle figlie la richiesta di aiutarlo a farla finita. Egoista, sbruffone, senza pensare al peso morale che farà gravare su Emmanuèle e Pascale, l’uomo ferito nel corpo e nella sua dignità, è inamovibile nella sua scelta, incapace di pensarsi dipendente da altri. Ma il suicidio assistito in Francia è illegale. Emmanuèle, quindi, contatta un’associazione in Svizzera che si occupa dell’ultimo viaggio dei malati, sperando che tutto finisca presto, confidando a volte che il padre torni sulle sue decisioni.
Dall’autunno all’ inizio della primavera, mentre André riceve amici e parenti per l’ultimo commiato, Emmanuéle, con la complicità di Pascale, porta su di sè il peso della richiesta del padre; insieme alla sorella affronta momenti tragicomici, piangendo per il troppo ridere generato da situazioni o vecchi ricordi, e tra sonniferi e antidepressivi cerca di esaudire il desiderio di un uomo che non si ammorbisice nè prova rimorso per le indagini di polizia che potrebbero mettere in difficoltà le sue due figlie.
Emmanuèle Bernheim è una scrittrice e sceneggiatrice (ha lavorato anche con François Ozon); in questo suo nuovo romanzo, una storia breve, sofferta, una cronaca ironica e feroce, racconta gli ultimi mesi di vita del padre, egocentrico, ma irresistibile.
Con E’ andato tutto bene, Emmanuèle Bernheim si mantiene con la sua calligrafia clinica su un asciutto equilibrio, stabilendo la giusta distanza emotiva.
E’ andato tutto bene non è un saggio militante, nè un romanzo strappalacrime o melodrammatico.
Dopo quasi dieci anni dai fatti, l’autrice, dedicando il libro alla sorella, con spirito allontana il cinismo e rievoca un dramma intimo, una battaglia interiore che dalla richiesta intimidatoria, rivolta da un genitore alle due figlie, porta a galla inevitabili ricordi dell’adolescenza fino all’ultimo addio al padre.
Emmanuèle Bernheim, E’ andato tutto bene, Einaudi, pp.162, € 18.00.