Tre amici – Arturo (Giallini) avvocato conservatore, Sergio (Battiston) irascibile operaio, e Antonio (Salemme) poliziotto integerrimo – uniscono le paterne forze quando le rispettive tre figlie si fidanzano con persone che a loro non piacciono.
Tutto inizia il giorno del matrimonio di Valentina (Gioli) figlia di Arturo e Isabella (Ferrari), la sposa a un passo dall’altare scappa con la ragazza che ama. Appoggiata dalla madre, Valentina deve combattere la resistenza del padre che sognava un futuro diverso per lei.
Antonio e Paola (Lodovini) scoprono che la loro figlia, promessa del pianoforte, esce con un rapper (Biondo) che fuma canne e scrive testi, su droga e polizia, che lasciano entrambi i genitori spaventati e sbigottiti. Mentre Paola, dopo un iniziale shock, inizia a farsi andare bene Simone, il rapper, il marito non si dà pace.
Più o meno stesso discorso vale la coppia formata da Sergio e Alice (Pandolfi). Quando il padre scopre che l’adoratissima figlia Sara (Ferri) esce con un uomo, conosciuto come gran filibustiere, molto più grande di lei, non riesce a trattenere la furia.
Per il bene delle loro tre figlie, i tre padri studiano elaborati piani, per mettere a repentaglio le relazioni amorose e far tornare single le loro “bambine. Tutto questo senza fare i conti con le mogli e, soprattutto, con la presa di coscienza che non sono più le loro bambine.
Rolando Ravello scrive con Fabio Bonifacci e dirige un remake di un film spagnolo Es por tu bien (2017).
Disponibile dal 2 luglio sulla piattaforma Prime Video, è una commediola prevedibile e innocua che merita una visione solo per il cast di attori.
Costruito mettendo insieme una serie di gag – alcune strappano un sorriso, altre stancano perché non fanno ridere – è un film che non osa uscire dai binari della commedia spagnola. L’inizio è promettente, con un certo garbo frizzante, ma poi s’incarta e alla fine si spegne senza brillare.
Con un cast simile – ripetiamo – dall’innato potenziale comico e drammatico, regista e sceneggiatore avrebbero potuto osare molto di più, creare qualcosa di più ironico e profondo.