E’ arrivato anche al Teatro Goldoni di Venezia il nuovo spettacolo firmato da Toni Servillo, Elvira.

Dopo essersi misurato con grandi del teatro come Goldoni o De Filippo, questa volta la scommessa di Toni Servillo diventa più intensa. Tutto nasce da Elvire Jouvet 40 il diario di “lavoro” in cui Brigitte Jaques trascrisse le “Sette lezioni sulla seconda scena di Elvira nel Don Giovanni di Molière” tenute tra il febbraio e il settembre del 1940. Una sorta di confronto, un faccia a faccia serratissimo tra il maestro Louis Jouvet (Toni Servillo) e l’allieva (Petra Valentini).

L’intero spettacolo ruota attorno al quarto atto del Don Giovanni di Molière, il delicato momento in cui la protagonista cerca la salvezza per il suo antico amante. Un momento cruciale per la storia data l’intensità della scena per l’ulteriore sviluppo di tutta la storia.

Il palcoscenico si fonde così con la scena, gli attori scendono dal palco, recitano e vivono tra il pubblico, tutto diventa “reale”, palpabile, la finzione della rappresentazione lascia spazio alle emozioni dei protagonisti/attori, la parola diventa medium, i gesti si trasformano in momenti, le emozioni prendono forma.

La scena è ridotta al minimo, non serve aggiungere nulla a quanto si vede, a cosa si percepisce. Lo spettacolo è una straordinaria prova attoriale (sia di Servillo, sia della brava Valentini). Una sorta di “lezione” (nel senso più alto del termine) sul lavoro dell’attore, sull’uso della parola, sulla manifestazione delle emozioni, di come rendere vivo un testo scritto, di come coinvolgere il pubblico.

La regia di Toni Servillo punta proprio al coinvolgimento emotivo, e fisico, del pubblico, riuscendo a fare innamorare del teatro anche lo spettatore più diffidente.