Una grande produzione, un regista amatissimo e un nome che va oltre la leggenda. Sono questi gli ingredienti di First Man – Il primo uomo, film d’apertura della 75. Mostra del Cinema di Venezia e biografia cinematografica autorizzata di Neil Armstrong (basata su First Man: The Life of Neil A. Armstrong di James R. Hansen), il celebre astronauta americano che per primo ha messo piede sulla Luna.
Dopo i clamorosi successi di Whiplash e La La Land, il giovane talentuoso Damien Chazelle sceglie di allargare gli orizzonti per suggellare nuovamente il proprio amore per il cinema classico: guarda alla Luna, ma si sofferma sulla mano – umanissima – di chi la sta indicando. Non è infatti solo un austronauta, ingegnere scurpoloso, esperto pilota civile a voler conquistare il satellite terrestre. Nell’equazione in grado di ridisegnare i limiti dell’umanità bisogna includere anche le incertezze di un uomo, le gioie e i (molti) dolori di un marito e padre di famiglia, il sogno di un presidente (JFK) e i dubbi di una nazione in difficoltà.
È stato il complesso quadro politico dell’America degli anni ’60, dalla rivalità con l’Unione Sovietica alla necessità di una vittoria incontrovertibile a cui appellarsi per contrastare il pantano militare americano in Vietnam, a rendere possibile la sponsorizzazione – e le basi per il successo – della missione Apollo 11. Ma il contesto storico attraversa solo fugacemente la vicenda narrata in First Man – Il primo uomo: a costituire il nucleo centrale del film è il ritratto onesto e intimo di Neal Armstrong, uomo prima di essere astronauta.
Chazelle realizza un biopic solido e inappuntabile, utilizzando uno schema già percorso e codificato, correndo pochissimi rischi; sceglie un cast azzeccato con la coppia perfetta Ryan Gosling e Claire Foy (li attendiamo alla notte degli Oscar), ma anche un nutrito gruppo di abili comprimari; cura maniacalmente il montaggio sonoro e coglie abilmente il giusto taglio visivo – fatto anche di buio, vuoto e “mancanza di visione” – per un racconto emotivo che vive di atmosfere interiori e di mancanza di atmosfera (terrestre).
Nel tentativo di non perdersi tra le stelle però, First Man – Il primo uomo rischia di rimanere intrappolato in vicende fin troppo terrene e di perdere la propulsione necessaria a spingere lo sguardo oltre i confini del conosciuto cinematografico. Non si tratta solo di andare sulla Luna, diceva Armstrong, ma di guardare le cose da una prospettiva completamente nuova e diversa.
Chazelle e il suo equipaggio raggiungono la Luna in sicurezza: per abbattere nuovi limiti c’è sempre tempo.