Foglie al vento” (Fallen Leaves) è l’ultima fatica di Aki Kaurismäki. Presentato al Festival di Cannes 2023, il film ha ottenuto il Premio della Giuria.

Il cineasta finlandese mostra una Helsinki silenziosa, solitaria, spesso in scene notturne; il buio è preponderante ma la luce non tarda ad arrivare: è forse la metafora reale di tutta la pellicola.

I protagonisti sono Holappa e Ansa, un uomo e una donna che faticosamente arrivano a fine mese: dall’incontro casuale di queste due solitudini si sviluppa la storia, piuttosto semplice nonostante vari ostacoli imposti dal destino.

I due, proprio come le “foglie cadenti” dello standard jazz a cui si rifà il titolo, fluttuano in un mondo tanto crudele quanto meraviglioso: tra gli annunci di morte della guerra russo-ucraina risuona la musica, che sia Tchaikovskij, indie finlandese, jazz o semplicemente cantata al karaoke, questa non abbandona mai i protagonisti.

A fare da sfondo una sorta di presenza, quasi un deus ex machina: si tratta del cinema. “Non avevo mai riso così tanto” dirà ad un certo punto un personaggio dopo aver visto in sala “I morti non muoiono” di Jarmusch, e la visione costante di locandine di pellicole di ogni genere e periodo accompagnerà i due in questo viaggio.

L’ultima opera di Kaurismäki è una ricerca nell’essenziale, nella semplicità, e in questo percorso viene sottolineato quanto la cinefilia possa portare l’uomo a tendere verso il bello e soprattutto aiutarlo a stare bene. Il regista non nasconde i problemi del mondo, anzi condanna con fermezza la guerra, denuncia il lavoro precario, mostra la povertà, l’alcolismo, la solitudine, ma fa passare la drammaticità dell’esistenza attraverso un filtro, perché in fondo siamo pur sempre al cinema.

È lì che pone la magia della vita, l’essenza del bello: tra le note dei brani che più ama e le locandine dei film più disparati, tra il freddo di Helsinki e le foglie fluttuanti.

Un’opera delicata e sincera, da non perdere.