Perfect days è un’immersione lenta alla scoperta della banalità della quotidianità: dietro ad una semplice giornata ci sono scelte, sofferenze e delusioni.
Hirayama inizia la sua mattina ogni giorno in modo perfetto: si alza presto, va in bagno, innaffia le piante, prende le chiavi, apre la porta e ammira la luce del mattino. Compie tutto questo avvolto dalla serenità e dalla gioia nell’accostare le cose più semplici, come un caffè, una musicassetta o il cielo sopra di lui. Questa vastissima semplicità è legata anche alle ambientazioni: tutto è stato girato in alcuni luoghi di un quartiere di Tokyo, caratterizzati dalla naturalezza e dalla spontaneità della realtà. La casa del protagonista, che rispecchia pienamente il suo carattere, è composta da selezionati elementi ordinati, ma importantissimi e pieni di ricordi: scatole su scatole di fotografie, musicassette, libri.
Questa routine, che può apparire ripetitiva, viene ripresa ogni giorno con uno sguardo diverso, perché esistono moltissimi avvenimenti che svoltano la giornata: mangiare in un ristorante o scambiare una partita a tris con uno sconosciuto senza mai incontrarlo, episodio centrale nel film che fa notare quanto la felicità possa nascondersi ovunque, anche tra le piastrelle di una toilette pubblica.
Questi aspetti magici del film si celano in una scansione che potrebbe risultare monotona, ma bisogna saperli osservare per cogliere con il giusto punto di vista.
Ogni singolo evento della vita di Hirayama cela insegnamenti ed esperienze che tutti affrontano. Qui sta una delle caratteristiche principali del film: poter cogliere le sensazioni di un protagonista così distante e diverso da noi.
In questi giorni perfetti e ripetitivi compaiono anche aspetti della vita passata di Hirayama che l’hanno segnato e portato ad essere come è oggi, come la scelta di abbandonare la vita ricca e privilegiata per diventare un pulitore di bagni pubblici. Questo lavoro può sembrare modesto, ma secondo la cultura giapponese dell’accoglienza e dell’ospitalità, tale mansione è pur sempre rispettata. Ogni lavoro cela difficoltà, ma anche opportunità, come nel caso di Perfect days, il conoscere nuove persone e scoprire le loro personalità per un aiuto reciproco.
Wim Wenders ci mostra come una vita che appare ripetitiva e ordinata riveli un mondo celato, che l’ha segna per sempre. Il regista, dopo trent’anni, ritorna in Giappone, dove sceglie di ambientare l’intero lungometraggio nel quartiere Shibuya di Tokyo. Tutti gli ambienti, dai bagni pubblici ai parchi rispecchiano pienamente l’atmosfera giapponese, mentre la colonna sonora che si adatta ad ogni evento ed ogni emozione è tipicamente occidentale: si passa dal brano (Walkin’ Thru the) Sleepy City dei Rolling Stones, che rispecchia pienamente la gioia del protagonista nel vedere i piccoli particolari, al brano Brown Eyed Girl di Van Morrison, sino al Perfect day di Lou Reed.
Infine la performance dell’attore Kōji Yakusho, che interpreta il protagonista, rende tutto magico e realistico. Μeritato il premio come migliore attore al Festival di Cannes.