Se quelli trasmessi finora potevano sembrare episodi per così dire di assestamento, atti ad aprire la strada agli avvenimenti principali di questa settima stagione, con  The Spoils of War, quarto episodio della penultima stagione, possiamo dire di essere entrati definitivamente nel vivo. Si fa sempre più forte l’odore di fine, le allusioni a uno scontro finale che nulla avrà a che fare con gli schieramenti e le alleanze viste fino ad adesso, ma allo stesso tempo tornano protagoniste le battaglie, con uno scontro tra l’esercito dei Lannister, capitanato da Jaime e soprattutto da uno spietato Bronn, che dopo un paio di stagioni quasi in sordina riguadagna con questo episodio un certo spazio, e una determinata Daenerys. Per chi non avesse avuto ancora modo di vedere l’episodio, segnaliamo che da questo momento in poi nella recensione saranno presenti piccoli e grandi spoiler.

Prima che a dominare l’episodio sia la scena della battaglia, gli spettatori possono apprezzare un ritorno in grande stile di Ditocorto (presente in realtà in tutti gli altri episodi della settima stagione ma sempre restando relativamente nell’ombra), che decide di domare misteriosamente un pugnale di acciaio di Valiria a uno scettico Bran, che nel frattempo si è riunito con entrambe le sue sorelle dopo l’arrivo di Arya a Castello Nero. E sempre di acciaio di Valiria si parla invece dall’altra parte di Westeros, a Dragonstone, dove Daenerys e Jon Snow si trovano (per la prima volta in una situazione molto intima) a discutere della minaccia dei White walkers oltre alla barriera, osservando delle pitture rupestri che raffigurano le terrificanti creature proprio nella miniera di ossidiana per cui ha deciso di raggiungere la nuova casa della Targaryen.

Come già detto, però, il momento principale dell’episodio è quello di una battaglia insolita, diversa rispetto alla maggior parte delle scene di combattimento viste finora nella serie: infatti sebbene i draghi non siano certo una novità, in questa lunga sequenza di combattimento (ritratta al meglio dalla regia pulita e dinamica di Matt Shakman) sono al centro in ogni momento sottolineando l’inferiorità di un esercito tradizionale come quello di Cersei, che poco può davanti a un fuoco che ne decima in pochi secondi le truppe. Sempre in questo frangente si ritaglia un certo spazio Bronn, che armato di una gigantesca balestra (una sorta di contraerei per draghi) si fa perdonare agli occhi degli spettatori per un paio di stagioni passate, se non proprio in sordina, quantomeno al di sotto delle aspettative a cui ci aveva abituato nelle prime stagioni della serie.

Anche una scena così fisica, così cruenta, è comunque caratterizzata da un’attenzione maggiore per espedienti, trucchi, astuzia e uso delle armi che ancora una volta conferma la tendenza di questa stagione a prediligere un approccio più di testa, quasi intellettuale alla pura fisicità, che comunque non viene mai abbandonata.