Dopo il debutto estivo al Teatro Romano di Verona, ritorna in scena lo spettacolo teatrale Giulio Cesare, diretto da Àlex Rigola e prodotto dal Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale, in scena dal 26 al 30 Ottobre al Teatro Goldoni di Venezia.
Sebbene la recitazione prediliga l’impostazione classica evocata dal testo stesso, sono numerosi gli elementi nuovi e contemporanei volti all’attualizzazione della messa in scena del dramma shakespeariano.
Felice la scelta di affidare a una donna, la bravissima Maria Grazia Mandruzzato, il ruolo del potente Giulio Cesare e la parte di Ottaviano alla giovane e promettente Beatrice Fedi. I ruoli di potere sono quindi impersonati da figure femminili dal carisma mascolino e inflessibile.
Grande rilievo viene dato alla musica elettronica, alla danza e alla proiezione video.
La scenografia scarna è caratterizzata da una struttura che ricorda un container, il quale funge da schermo per le proiezioni video e da contenitore per l’assassinio di Cesare. I microfoni amplificano le voci e sono posizionati su aste verticali in primo piano, diventando quindi parte integrante della scena.
Espediente interessante sono le riprese video dei primi piani degli attori, che in alcuni momenti vengono proiettati in diretta su scala monumentale alle loro spalle.
Durante la prima parte dello spettacolo i personaggi sono travestiti con costumi carnevaleschi e ridicole maschere da lupo. Sono lupi che bramano potere, che lo difendono o che lo contrastano: torna facilmente alla mente il proverbio pessimistico homo homini lupus (l’uomo è lupo per l’uomo).
Successivamente gli attori vestono con pantaloni scuri e camicia bianca, coordinata da bretelle. Il risultato estetico è una totale uniformità e anonimato tra i personaggi, visivamente indistinguibili gli uni dagli altri, tranne Cesare, abbigliata con un’elegante e severa tuta scura, lei che rappresenta l’esercizio del potere, che tanto affascina e spaventa.
Tutti i personaggi dopo l’assassinio sono macchiati di sangue, non solo Cassio e Bruto, ma anche Marco Antonio (impersonato da un intenso Michele Riondino), il fedele sostenitore di Cesare, che lo difenderà ed esalterà agli occhi del popolo il giorno dei funerali.
L’assassinio porta ad altro sangue e tutti ne sono responsabili; scoppia inevitabile la guerra che viene combattuta metaforicamente sulla stessa linea dalle due fazioni antagoniste: i personaggi vengono posizionati in fila a bordo palco, in direzione del pubblico, mentre incitano alla battaglia le proprie truppe. Alle loro spalle un vortice di persone corre impazzita trasportando ossa umane.
Lo spettacolo si chiude con la comparsa in scena di un enorme pupazzo riverso a terra che richiama il piccolo Aylan, il profugo siriano riverso esanime sulla spiaggia di Bodrum in Turchia, la cui fotografia è proiettata a inizio spettacolo. Discutibile scelta, volta forse a mostrare che sono gli innocenti a pagare per i giochi di potere. Tale soluzione appare purtroppo forzata e semplicistica, come i molti riferimenti video iniziali ai potenti contemporanei (Obama, Merkel, Bin Laden).
Giulio Cesare
Di: William Shakespeare
Traduzione:Sergio Perosa
Adattamento e regia: Alex Rigola
Con: Michele Riondino, Maria Grazia Mandruzzato, Stefano Scandaletti, Michele Maccagno, Silvia Costa, Fancesco Wolf, Eleonora Panizzo, Pietro Quadrino, Riccardo Gamba, Raquel Gualtiero, Beatrice Fedi, Andrea Fagarazzi
Spazio scenico: Max Glaenzel
Spazio sonoro: Nao Albet
Illuminazione: Carlos Marquerie
Costumi: Silvia Delagneau
Assistente alla regia: Lorenzo Maragoni
Foto di scena: Serena Pea