Il 42° film di Clint Eastwood è un avvincente legal drama.
Da una sceneggiatura arguta e intrigante, calibrata e classica, dell’esordiente Jonathan Abrams, Eastwood ha trovato il cast perfetto, guidato da Nicholas Hoult, Toni Colette e Chris Messina, per mettere in scena un lacerante dilemma morale ambientato in un’aula di tribunale.
(Rumors dicono sia il suo canto del cigno, ma chissà, è fatto di una lega inossidabile per cinematografica fortuna nostra)
Il regista Premio Oscar ha scelto con il suo rigore etico un tema spinoso: la giustizia americana e la scelta di compiere giustizia, o, in termini più colloquiali, la cosa giusta da fare, passando attraverso la colpa, il rimorso, la paura e la coscienza morale e l’etica personale.
Non sono eroi i protagonisti di Eastwood, sono esseri umani comuni.
Savannah, Georgia.
Justin Kemp (Hoult), un giovane uomo, giornalista di attualità per una rivista, in attesa del primo figlio (sua moglie, Allison Crewson (Zoey Deutch), un’insegnante, all’ultimo trimestre di una gravidanza a rischio), viene convocato come giurato in un processo per omicidio.
Alla sbarra c’è James Sythe (Gabriel Basso), un uomo violento accusato di aver ucciso, nell’ottobre dell’anno prima, la sua ragazza Kendall (Francesca Eastwood) dopo un violento litigio in un bar.
Quando i due avvocati, la procuratrice Faith Killebrew (Collette) e l’avvocato difensore Eric Resnick (Messina), iniziano a illustrare i fatti, Justin ha un lampo di flashback (tecnica che il regista con il montaggio di Joel Cox e David Cox userà abilmente nel corso del film per raccontare gli episodi del passato) di quanto successo un anno prima.
Durane il dibattimento del caso Justin inizia “a sudare freddo” pur mantenendo una calma glaciale; la nebbia dei ricordi si dipana: lui, la notte dell’omicidio, era in quel bar; afflitto da preoccupazioni, e salito in macchina sotto una pioggia incessante, mentre attraversava un ponte, urtò qualcosa.
Il dubbio.
In strada non c’era nessuno.
E se fosse stato lui a colpire accidentalmente la ragazza?
Che fare?
I giurati sono convinti della colpevolezza di James Sythe. Justin dal dubbio passa alla certezza e al senso di colpa. Cerca di convincere i giurati a ragionare e discutere sugli elementi, a non dare per scontata la colpevolezza dell’imputato.
Allo stesso tempo cerca di salvare se stesso, ha un figlio in arrivo e una moglie che lo aspetta.
Che fare?
“La verità non è giustizia” si dice nel film.
Con una suspense sapiente e sottile (sostenuta anche dalla colonna sonora di Mark Mancina) che dà ritmo all’intensità del dramma, con personaggi (anche minori) nitidamente caratterizzati attraverso le loro ideologie, Giurato Numero 2 fa un discorso mai banale né retorico sul sistema legale americano, che perfetto non è, e sulla natura umana di chi lo gestisce, dai procuratori alle giurie. La realtà di determinati fatti che lo Stato definisce in una norma di legge, spesso è complicata perché non è tutto bianco o nero, ci sono sfumature da non poter essere ridotte in codici e commi.
Con il suo cinema artigianale (la fotografia è di Yves Bélange), Eastwood racconta il senso di giustizia, che non è la giustizia divina, né quella della legge, ma è la giustizia umana di chi cerca di fare la cosa la giusta.
Con compassione laica Eastwood racconta le persone, e le azioni che compiono, concede il beneficio del dubbio senza nascondere peccati o debolezze.
Eastwood continua a mantenere la sua indiscussa e fine capacità (caparbietà?) di far riflettere.
- Data di uscita: 14 novembre 2024
- Genere: Thriller
- Anno: 2024
- Paese: USA
- Durata: 114 min
- Produzione: Dichotomy Films, Gotham Group, Lightnin’ Production Rentals, Malpaso Productions, Warner Bros.
- Distribuzione: Warner Bros. Italia