Giovedì 19 (dalle 9:30 alle 19:00) e venerdì 20 settembre (dalle 10:30 alle 18:00) l’Università Ca’ Foscari ospita un convegno internazionale intitolato Global Thucydides. A partire dalle traduzioni di Tucidide in svariate lingue – dal cinese all’armeno, dal polacco al sudafricano – si indagherà l’eredità di Tucidide in contesti culturalmente, geograficamente e cronologicamente molto distanti dalla sua Atene del V secolo a.C.: Cina contemporanea, Armenia di fine ‘800, Polonia comunista e Sudafrica del periodo dell’Apartheid sono solo alcuni dei temi che verranno discussi.
Gli animatori di queste giornate non sono solo colleghi ma anche sinceri amici di passione, quella per Tucidide: Luca Iori dell’Università di Parma e Ivan Matijašić di Ca’ Foscari. Sono loro ad aver tessuto una rete di contatti con studiosi da tutto il mondo che saranno presenti a Venezia (tutti i dettagli li trovate qui).
Da tempo si parla e si discute dello storico greco Tucidide ma negli ultimi tempi lo studio attento del suo metodo di ricerca e del suo pensiero politico si sono fatti indubbiamente più intensi e vivaci. Nacque più di 2.500 anni fa ad Alimunteun villaggio sulla costa occidentale dell’Attica vicino ad Atene dove morì intorno al 400 a.C.
Seppe raccontare quel disordine immane, atrocemente immane deflagrato in una guerra terribile tra Atene e Sparta, due città stato vicine eppure così diverse per usi, costumi e mentalità dei rispettivi abitanti. Le due città erano state alleate nella lotta comune contro i nemici persiani all’inizio del V secolo a.C., ma finirono per guerreggiare tra loro in quella che è nota come la guerra del Peloponneso (431-404 a.C.).
Prima di Tucidide l’elemento favolistico nei racconti storici era quasi onnipresente: quando le cause e le concause degli eventi non erano chiare, si faceva riferimento all’intervento divino per togliere il problema di mezzo. Tucidide invece è convinto che la natura umana determina gli eventi storici sia nei comportamenti dei singoli che delle masse di popolazione che componevano le poleis greche, cioè le città-stato. La ricerca delle cause non deve dunque per forza risolversi chiamando in causa la divinità. È nell’ordine delle cose che l’uomo nasca, cresca, si sviluppi e poi muoia mettendo a frutto le proprie potenzialità: all’origine di quanto accade c’è, quindi, anzitutto l’azione dell’uomo e nell’analisi dei fatti storici si deve necessariamente tenerne conto. . Inoltre, la guerra si combatte sulla base delle risorse economiche: se il denaro per armare un esercito o per pagare i mercenari non c’è, è molto difficile avere la meglio sul campo di battaglia.
Questo il metodo, poi arriva quella che in tutto il mondo è nota come “trappola di Tucidide”, espressione coniata dal professore e politologo di Harvard Graham Allison nel 2012. E qui passiamo a un piano superiore: la politica.
Secondo Allison, Tucidide offre una chiave per comprendere anche le relazioni internazionali contemporanee e la sua tesi secondo cui la crescente potenza degli ateniesi avrebbe impensierito a tal punto gli spartani che questi ultimi furono costretti a dichiarare guerra, può essere applicata ai rapporti tra Stati Uniti e Cina.
Il metodo storiografico e la riflessione politica di Tucidide vengono ancora presi come modello in diverse scuole di pensiero in svariate parti del mondo, in particolare negli Stati Uniti, dove è alla base dei corsi di International Relations e nella formazione degli ufficiali dell’esercito statunitense. Non è sempre stato così, ma dalla Seconda Guerra Mondiale a oggi l’approccio di Tucidide viene sempre più impiegato per analizzare e tentare di comprendere i rapporti tra stati.
Da queste premesse è nata l’idea del convegno Global Thucydides con l’obiettivo studiare Tucidide al di fuori dei confini del mondo occidentale.
Abbiamo posto al riguardo alcune domande al prof. Ivan Matijašić, Ricercatore in Storia Greca a Ca’ Foscari, formatosi nell’ateneo veneziano per poi intraprendere un percorso di studi che lo ha portato in prestigiose università europee e americane.
Professore, chi è Tucidide e com’è nata questa sua passione per lo storiografo greco?
La mia passione per Tucidide nasce dai tempi dell’università e dai corsi di Storia Greca di quella che ora è una collega, la Professoressa Stefania De Vido. Tucidide è, assieme ad Erodoto, lo storico antico forse più famoso e certamente tra i più complessi da studiare. Il suo greco è ostico, difficile da tradurre, ma racchiude una profondità di pensiero che ancora oggi aiuta a riflettere. Descrive un evento specifico, la guerra del Peloponneso, ma sostiene – probabilmente senza ironia – che la sua opera è un “possesso perenne” perché offre un metodo per analizzare i fatti storici: la ricerca delle cause del conflitto, l’insistenza sulla psicologia dei personaggi, la politica come persuasione e causa di vittoria o di rovina.
Dopo aver conseguito il dottorato alla Scuola Normale Superiore di Pisa, mi sono trasferito in Inghilterra all’Università di Newcastle. Quasi per caso, mi sono recato a ispezionare l’archivio del classicista e politico britannico J. Enoch Powell (1912-1998) che si trova al Churchill Archive Centre a Cambridge. Questo lavoro d’archivio mi ha portato alla convinzione che c’è ancora molto da fare e da dire sul ruolo di Tucidide nella storia politica del Novecento. Poco dopo, ne ho discusso con un collega, che poi è diventato un caro amico, Luca Iori, che aveva appena pubblicato un libro sulla traduzione di Tucidide ad opera del filosofo Thomas Hobbes. Così abbiamo iniziato a collaborare, a organizzare incontri e a pubblicare lavori su Tucidide tra Otto e Novecento. L’incontro del 19-20 settembre è l’ultimo risultao di questo nostro lavoro.
Nonostante i tanti secoli che ci separano dal suo mondo, che cosa ha ancora da dirci Tucidide e perché oggi sono così vivaci gli studi sul suo conto?
La storia della ricezione di Tucidide inizia già nel momento in cui muore e lascia l’opera incompiuta: sarà l’avventuriero Senofonte a continuare la sua storia e a raccontare la fine della guerra del Peloponneso e la caduta di Atene. Nel corso dei secoli molti si sono ispirati a Tucidide: dallo storico latino Sallustio a Leopold von Ranke, fondatore della storiografia moderna di stampo positivista, passando per Procopio, Hobbes e Kant. Credo che la sua fortuna sia dettata da vari fattori. La sua serrata analisi delle cause del conflitto e il suo soffermarsi sugli aspetti psicologici non solo dei singoli protagonisti ma anche delle masse, cioè del popolo di Atene, hanno spinto anche altri a considerare questi aspetti nelle loro ricerche.
Tucidide offre ai suoi lettori delle linee guida che si possono applicare anche ad altri contesti storici. Egli ci istruisce su come i rapporti umani si trasformano nei momenti di crisi, come una guerra civile può devastare in breve tempo una comunità o un popolo intero, come le parole possono mutare significato da un giorno all’altro. Descrive uomini politici senza scrupoli che in pubblico parlano di uguaglianza, ma in privato mirano al dominio incontrastato sulle altre fazioni e sul popolo tutto. Definisce la stessa democrazia ateniese una democrazia solo nel nome, ma nei fatti un potere nelle mani di un solo uomo: Pericle. Tutto ciò ha una risonanza molto forte nel nostro mondo e nella politica, sia locale che internazionale.
Ma attenzione: Tucidide è uno storico greco vissuto nel V secolo a.C., non un profeta né un messia, anche se nell’Ottocento si è arrivati a conferirgli uno status semi-divino in quello che Arnaldo Momigliano ha ironicamente definito “il culto di Tucidide”. Così, anche la “trappola di Tucidide” è fuorviante: le analogie storiche sono spesso rischiose e hanno quasi sempre fini politici.
Qual è l’obiettivo delle giornate che lei assieme a Luca Iori ha organizzato e che rendono Ca’ Foscari uno dei punti di riferimento dell’esperienza di Tucidide e dei modi che il mondo ha di fruirne?
Il primo scopo che ci siamo prefissati, ormai un anno fa, è quello di mappare tutte le traduzioni di Tucidide dall’Ottocento fino a oggi. È questa la base su cui si possono poi condurre studi approfonditi e ben documentati su come Tucidide è stato letto, studiato e interpretato in vari contesti storici, politici e geografici. Il secondo passo è stato avvicinare gli studiosi che avrebbero potuto trattare questi temi: con alcuni di essi eravamo già in contatto da qualche tempo, altri li abbiamo individuati grazie alla collaborazione di amici e studiosi, compresi svariati colleghi di Ca’ Foscari, che qui ringrazio. Essendo un’università che fa dello studio delle lingue un suo punto di forza, era più che naturale cercare supporto presso i vari dipartimenti che la compongono. Grande supporto è arrivato anche dal Dipartimento di Studi Umanistici che ha co-finanziato l’evento, assieme all’Università di Parma e all’ISMEO (Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente).
Abbiamo in programma di organizzare un altro evento analogo all’Università di Parma nel 2025 o 2026 dove prenderemo in considerazione anche altri ambiti geo-politici come la Russia, gli Stati Uniti, la Turchia e Israele, ma anche le tradizioni su Tucidide in alcuni paesi africani e nel vicino oriente. Abbiamo anche in mente una pagina web dedicata al progetto in cui forniremo i risultati della mappatura delle traduzioni di Tucidide. L’obiettivo finale è raccogliere i lavori presentati qui a Venezia e quelli che saranno a presentati a Parma in un unico volume intitolato, appunto, Global Thucydides.