“Solo per ricordare che il lavoro serve a guadagnarci il tempo libero. E che il lavoro è una parte del tutto. E che il tutto è composto anche dal resto. E che il resto, di solito, è la parte più interessante.”
Si parla parecchio di lavoro, nell’ultimo libro di Francesco Muzzopappa. Si parla anche di molto altro, in realtà, ma questo è il tema centrale che ho saputo -o voluto- cogliere. Perché Heidi mette nero su bianco le regole assurde degli impieghi contemporanei, la vacuità dei contratti, i difficili equilibri tra colleghi, il senso del dovere spinto all’irragionevole. Avevamo bisogno di una riflessione in questo senso; avevamo bisogno di sentirci dire le cose come stanno.
La protagonista è Chiara: trentacinquenne, milanese, anonima. Chiara lavora per Videogramma, una società che si occupa di contenuti televisivi non proprio di alto livello culturale: Io e la mia ossessione, Malattie imbarazzanti, Sepolti in casa. Il suo ruolo consiste nel dirigere i casting e così quotidianamente si ritrova a dover assistere a ore di provini assurdi, a sorridere accondiscendente a centinaia di talenti che cercano di entrare nello scintillante mondo dello spettacolo. “E pensare che da piccola odiavo il circo, e invece ora ne dirigo uno”: così pensa Chiara mentre osserva pazientemente l’esibizione di Tommy, il tredicenne più vecchio del mondo, o le sculture in formaggio di Pino Sandalo, bracciante agricolo.
Al suo piccolo circo personale, si aggiunge improvvisamente la figura del padre, Massimo Lombroso. In passato era stato critico letterario temutissimo, giornalista per il Corriere della Sera e padre anaffettivo. Ora è soltanto un vecchio, affetto da demenza selettiva, cacciato dall’istituto in cui viveva. Il mondo di Massimo è plasmato sulla storia di Heidi: per lui Milano è fatta di verdi vallate, è popolata da simpatiche caprette e Heidi, ovviamente, è Chiara. La figlia ha difficoltà ad accettare che il padre non ricordi nemmeno il suo vero nome, ma possa invece citare interi canti della Divina Commedia senza sbagliare una virgola. Se già si sentiva distante dal padre, ora sembra che questa distanza sia diventata incolmabile.
In loro aiuto entra in scena Thomas/Peter, un ragazzo gentile e premuroso, che si affezionerà innanzitutto a Massimo e poi a Chiara. Thomas sembra essere l’unico personaggio a vivere nel mondo reale e non in un qualche suo surrogato (le montagne di Heidi per Massimo, Videogramma per Chiara). La sua vita è fatta di tanti elementi: l’università, il lavoro, la famiglia, gli amici, lo sport. Ed è proprio questa completezza che lo porta una spanna avanti agli altri, che lo rende in grado di aiutare il prossimo, di tendere una mano a Chiara e a suo padre.
La vita semplice e soddisfacente di Thomas mette ulteriormente in evidenza i folli ritmi e le assurde richieste che circolano negli uffici di Videogramma. Ritmi e richieste che, dovutamente filtrati, possono essere facilmente ricondotti a quelli di qualsiasi lavoratore. Il lettore non potrà che identificarsi con Chiara: negli orari massacranti che non lasciano posto al divertimento e alla famiglia; nei ricatti psicologici secondo i quali saremmo comunque fortunati ad avere un lavoro e dovremmo essere felici di farlo anche gratis; nei contratti a tempo indeterminato che equivalgono ormai a carta straccia; nelle file di stagisti, vittime e complici di un sistema insensato.
“Finché resti in ufficio tutto il giorno ci sarà sempre qualcosa da fare”: il romanzo di Muzzopappa è un invito a riprendere in mano la propria vita nella sua interezza. Lo saprà fare anche Chiara, catapultata nella vita vera dal padre, con cui condividerà esilaranti gite al lago e commoventi momenti di tenerezza.
Francesco Muzzopappa, Heidi, Fazi Editore, 2018, pp. 237, euro 15,00.