Sofie, una giovane donna, inizia un lavoro come badante, facendo visite domiciliari agli anziani nella piccola città in cui vive con la figlia di 10 anni. Alcuni dei suoi pazienti godono di una certa indipendenza, altri sono costretti a letto, alcuni soffrono di demenza. Quella di Sofie è più di una missione, è un’indole innata nel trattare tutti con affetto, calore, e professionalità. Quello che sembra fatto un lavoro per lei, inizia a creare percorsi persali impervi soprattutto nel rapporto con la figli.
Il regista danese Frelle Petersen ha scritto, diretto e montato una storia profondamente umana e dolente (dal punto di vista tragicamente umano).
Ha richiamato la “sua” attrice Jette Søndergaard (comparsa in tutti i suoi 4 film) per proseguire il suo discorso già iniziato con Uncle (2019) Forever (2022) sul sistema sanitario danese, dove lo stato si prende cura dei suoi anziani senza doverli ricoverare in una struttura che non sia la loro casa.
Con una compassione autentica, e la sua telecamera che segue con attenzione i gesti di Sophie, Petersen racconta con realismo senza nascondere nulla questo casa dolce casa.