Il 46° Festival Internazionale del Teatro della Biennale, in pieno svolgimento negli spazi teatrali dell’Arsenale di Venezia sino al 5 agosto, avvia una nuova sessione del progetto dedicato ai registi under 30, partito lo scorso anno, che proprio in questa edizione del Festival ha visto il debutto in prima assoluta di ‘Spettri’, un classico del teatro proposto secondo la rilettura di Leonardo Lidi, vincitore del bando dedicato ai registi italiani under 30 di Biennale College – Teatro del 2017: accanto a ‘Spettri’ andrà in scena martedì 31 luglio alle 21,15 ‘Jakob Von Gunten’, ispirato dall’omonimo romanzo-diario di Robert Walser, per la regia di Fabio Condemi, segnalato con una menzione speciale nella selezione dello scorso anno.
Anche il regista vincitore di quest’edizione , dopo aver passato varie fasi di selezione, realizzerà, con un premio di produzione, il suo progetto di spettacolo, che, sviluppato con il supporto del direttore Antonio Latella, debutterà nell’ambito della Biennale Teatro 2019. Abbiamo intervistato Leonardo Lidi che ha vinto lo scorso anno il bando per registi under 30 di Biennale College – Teatro, con un estratto da ‘Spettri’ di Ibsen che presentava in una sua personale versione. Lo spettacolo ha debuttato ora in veste definitiva sabato 21 luglio alle Tese dei Soppalchi (ore 19.00) ed è stato poi replicato domenica 22. Un grande classico piegato a una sua spiazzante rilettura che gli è valso il premio di produzione Biennale College – Teatro registi under 30.
Quale è il ‘sorprendente’ punto di vista del suo approccio? ‘Siamo abituati a vedere in scena i capolavori ibseniani in un’atmosfera grigia, un mondo senza gioia, mentre nella mezz’ora dei miei ‘Spettri’ presentata un anno fa si rideva di gusto e c’erano ben 4 clown- spiega il 29enne regista e attore piacentino – Ho mantenuto le stese parole di Ibsen, operando dei cambiamenti che spostano equilibri e dinamiche. E così la morte da cui si parte non è più quella del capitano Alving, ma quella della sua consorte’.
Quali le ragioni di questo stravolgimento? ‘Sembrerà paradossale, ma cerco in tutti i modi di essere fedele in questa riscrittura non solo alla poetica del suo autore ma anche al suo stile, alla sua drammaturgia. Le mie motivazioni affondano nella esperienza personale di spettatore, interprete e regista che constata una sempre maggior distanza del pubblico dei nostri teatri dai classici. I temi che affrontano sono così importanti che debbono essere avvertiti ancora tali dagli spettatori odierni. Nella riscrittura quindi guardo anche al presente e al futuro , ma mi auguro pure che l’aver visto il mio spettacolo induca parte del pubblico ad andarsi a rileggere gli Spettri di Ibsen’
Questo allestimento di Ibsen fu fortemente osteggiato al suo debutto, quasi quasi 140 fa, quali reazioni si aspetta da questo suo allestimento? ‘Ibsen compì indubbiamente un azzardo mettendo in scena uno specchio impietoso della società del suo tempo. Sono comunque anch’io per un teatro non accomodante, per questo mi muovo nel solco dei classici cercando di tenerli vicini alla sensibilità del pubblico, rifuggendo quello che io definisco il teatro museale, ovvero la morte dei classici. ‘Il teatro è la mia vita e quando non recito o non dirigo, vado a vedere gli spettacoli che fanno i colleghi. Debbo riconoscere che nell’intraprendere questo particolare percorso che mi vede ora interprete ora regista-autore, mi è stato utilissimo vedere da attore come mi dirigono i colleghi registi. Ho imparato molto così, come pure credo che questa mia esperienza mi agevoli nel rapporto con gli interpreti’. Lidi del resto in uno spettacolo che il direttore Latella si augura abbia un futuro nei teatri italiani ed europei ha avuto l’opportunità di guidare una squadra di interpreti affermati o in forte ascesa: Michele Di Mauro, Matilde Vigna, Premio Ubu 2016, Christian La Rosa e Mariano Pirrello.