Il Don Giovanni di Riccardo Muti spiega le ali di Mozart

Prima opera dell’acclamato Maestro al Massimo di Palermo per un saggio di musica, parole e teatro

Mai fu così agognata la conclusione di una stagione operistica al Teatro Massimo, posticipata anche a causa dello sciopero nazionale, ma l’attesa ha premiato tutti. Il Don Giovanni con la regia di Chiara Muti, che conclude la sua personale triolgia Mozart-Da Ponte a Palermo, ha visto infatti l’acclamato Maestro Riccardo Muti alla sua prima direzione d’opera nel capoluogo siciliano. Non poteva esserci titolo migliore per questa occasione, con testo e musica memorabili per il dramma giocoso di un libertino che rincorre con fatale caparbietà la sua violenta autodeterminazione e il suo insaziabile piacere. L’allestimento rotante proietta la vicenda in una zona del crepuscolo, dove tutti i personaggi si muovono come anime dannate rinchiuse dentro a un palazzo crollato e costrette a inseguire senza soddisfazione chi la vendetta, chi l’amore, chi l’onore e chi ancora la lussuria.

Nell’intendimento di Chiara Muti lo spazio scenico è quello di un metaforico teatro delle marionette, tanto da incatenare i cantanti – talvolta forse in maniera innaturale – alle movenze di un diabolico burattinaio immaginario che ne comanda il destino. I toni del grigio, nero e blu che si rincorrono tra le vesti di Tommaso Lagattolla, le scene di Alessandro Camera e le luci di Vincent Longuemare calano le vicende notturne di Don Giovanni in un’atmosfera di tragedia incombente, allietata solamente dalle note del bianco bucolico dei contadinotti e dall’azzurro candore delle tante donne ingannate dal seduttore. La messinscena è elegante e metaforica, pertanto capace di proiettare la fame del libertino impenitente mozartiano oltre la violenza di genere e i MeToo della cronaca quotidiana, adombrando l’ipotesi che la sopraffazione nei rapporti uomo-donna sia una detestabile condizione umana legata a un frainteso senso di libertà e supremazia.

Luca Micheletti nel Don Giovanni al Teatro Massimo di Palermo © rosellina garbo 2023

La direzione di Riccardo Muti è strepitosa, capace di dare senso compiuto all’orchestrazione di Mozart attraverso dinamiche e tempi che enfatizzano ora l’alternanza tra voci e strumenti, ora la poesia e i doppi sensi del libretto di Da Ponte. Tra i cantanti brillano le voci solide e delicate del giovane tenore Giovanni Sala (Don Ottavio) e del soprano Maria Grazia Schiavo (Donna Anna). Trascinanti e teatrali anche i due protagonisti, il baritono Luca Micheletti (Don Giovanni) e il basso Alessandro Luongo (Leporello). Più incerta la prestazione degli altri cantanti, ma comunque capaci di offrire degli assiemi di rara bellezza. L’orchestra e il coro del Teatro Massimo si dimostrano ormai maturissimi e all’altezza dell’occasione lasciandosi guidare dalla sapiente bacchetta del Maestro Muti. Il pubblico palermitano entusiasta dedica ripetuti applausi a scena aperta e una vera pioggia a spettacolo concluso riconoscendo che questo Don Giovanni proietta di nuovo il loro teatro nella prima classe della lirica italiana.

Lo spettacolo sold-out coprodotto con il Teatro Regio di Torino va in scena al Teatro Massimo di Palermo dal 24 ottobre al 2 novembre 2023.