“Il pittore di anime” di Ildefonso Falcones

Una storia d’amore e di riscatto, tra architettura e rivoluzione

Chi ha letto La Cattedrale del Mare non potrà non amare l’ultimo libro di Falcones. Ne Il pittore di anime l’autore catalano fa ritorno a una Barcellona impietosa e piena di contraddizioni. Lungo le Ramblas e nei meravigliosi palazzi modernisti, seguiamo le vicende dei vari personaggi che compongono questo romanzo storico e d’avventura.

Siamo nel 1901; Barcellona sta attraversando una fase di forti tensioni sociali. Da una parte i ricchi borghesi che vivono nei lussuosi palazzi del Passeig de Gràcia; dall’altra il resto della società: le classi di lavoratori, operai e miserabili, sfruttati e sottopagati, incapaci di provvedere a sé stessi e alle loro famiglie. Finché questi ultimi non decidono di alzare la testa e di ribellarsi: ai ricchi sicuramente, ma soprattutto alla Chiesa. E’ nella religione cattolica, infatti, che essi vedono il vero nemico; per secoli monaci e preti sono stati gli unici a fornire una qualche forma di istruzione gratuita. Ma in cambio di qualche lezione, i giovani studenti sono costretti a privarsi della loro libertà ed autodeterminazione. Il clero insegna che tutto è parte del progetto divino, anche la loro povertà, che pertanto va accettata di buon grado, senza tentativi di ribellione. Non si può cambiare la propria condizione: il destino di ognuno è deciso da Dio, e se tali argomentazioni non fossero sufficienti, la Chiesa è anche responsabile delle mense destinate ai poveri. Naturalmente gli aiuti alimentari sono destinati unicamente ai cristiani: ecco convinti anche i più recalcitranti, che volentieri vendono la propria dignità e il loro credo per un pezzo di pane.

All’interno di questo quadro drammatico trova posto Dalmau Sala: figlio di un anarchico giustiziato ingiustamente, è un giovane pittore e ceramista che vive sospeso tra due mondi: da un lato quello della borghesia cattolica, incarnato nel suo maestro Don Manuel Bello, che l’ha aiutato e cresciuto come un padre. Dall’altro quello della sua famiglia e della fidanzata Emma, fatto di scioperi, proteste e lotta armata. Lo scontro per i diritti dei lavoratori, iniziato con un (relativamente) pacifico sciopero generale, diventerà via via sempre più violento, fino a concludersi con quella che è stata chiamata “Settimana Tragica”, in cui i ribelli appiccarono il fuoco a chiese e monasteri (luglio 1909). Dalmau dovrà scegliere da che parte stare; e se Emma Tàsies non ha dubbi al riguardo, saranno altri i dilemmi etici e morali che la tormenteranno.

Falcones disegna un meraviglioso arazzo della società catalana dell’epoca, ma anche del fermento artistico di inizio Novecento, dominato totalmente dall’architettura modernista. È in questi anni, infatti, che vengono iniziate alcune tra le opere architettoniche più famose al mondo: la Sagrada Familia, Casa Batlló e la Pedrera di Gaudì; il Palau de la Musica Catalana e l’Hospital de Sant Pau di Domènech i Montaner; infine la casa Amatller di Puig i Cadafalch. Le descrizioni dettagliate di Falcones regalano un quadro vivido dell’arte modernista, dei suoi scopi estetici e delle tecniche utilizzate per ottenerli. Sebbene le date di eventi e costruzioni siano volutamente imprecise, nulla tolgono alla scrittura fluida e coinvolgente né tantomeno a una trama così appassionante, che galvanizza completamente il lettore per tutte le sue quasi settecento pagine.

Ildefonso Falcones, Il pittore di anime, Longanesi, 2019, pp. 686, 22 euro.

https://www.longanesi.it/libri/ildefonso-falcones-il-pittore-di-anime-9788830452923/