Liberamente tratto da “Il ritorno di Casanova” di Arthur Schnitzler, scritto da Umberto Contarello, Sara Mosetti e dal regista Gabriele Salvatores, il film racconta e riflette sul rapporto che c’è tra vita e cinema, e quindi sulla paura di affrontare la vita vera, una volta superata a grandi passi quella linea invisibile tra il lungo passato e il futuro che resta, che la società indica come “mezza età”.

Leo Bernardi (Servillo) è un affermato e acclamato regista, che non ha alcuna intenzione di accettare la sua mancanza di coraggio e di nuove idee.
Ad accoglierlo a casa ci sono le più moderne tecnologie (anche un asse del water meccanico!), un ordine angoscioso e ogni tanto qualche conquista.
Per la sua ultima opera, Leo ha scelto di raccontare il “Casanova” di Arthur Schnitzler, un personaggio simile a lui, più di quanto lui stesso voglia immaginare.


Ma Leo non riesce a montare il film che il produttore inferocito (Catania) vuole portare alla Mostra del Cinema; perché come gli dirà con aria stanca e tono rancoroso il suo montatore (Balasso) “hai paura di affrontare la vita vera che c’è dopo”.

La vita vera con la crudeltà della vecchiaia è ripresa con una suggestiva fotografia in bianco e nero di Italo Petriccione, e il montaggio di Julien Panzarasa fa correre parallelo e a colori il tanto atteso film su Casanova (Bentivoglio).
Leo e Casanova non avevano previsto di invecchiare, ma se Leo può contare sul fascino del “maestro” e suscitare un incredulo (più da parte dello spettatore che di Leo stesso) interesse in una giovane agricoltrice, Casanova sente su di sé gli sguardi non più intriganti e civettuoli, ma vuoti e indifferenti delle giovani.

Il 23° film di Salvatores, prodotto da Indiana e distribuito da 01 Distribution, ha un profondo carattere meditativo su crisi personali che impattano sul mestiere artistico. Ma la fredda e distaccata malinconia e il carattere meditativo di chi ha scritto il film offuscano quella lucidità di sguardo necessaria per coinvolgere e accattivarsi la tenerezza del pubblico: è troppo costruito a livello narrativo, mancano semplicità e un pizzico di humour.


Il Ritorno di Casanova esibisce attori in gran forma recitativa (potevano evitarsi ed evitarci la scena di nudo in un duello, perché non è coraggio, è solo una cattiveria visiva nei confronti dello spettatore), è interessante nei particolari, e i personaggi secondari hanno battute più acute di quelle pronunciate dai protagonisti, tuttavia si sente la mancanza di quella necessaria spensieratezza che possedeva il meraviglioso Turné.