L’apparizione de Il sogno di Scipione, azione teatrale in un atto di Mozart appena quindicenne, per la prima volta sul cartellone del Teatro La Fenice, ha suscitato non poca curiosità sin dal suo annuncio, date le rare occasioni di vederlo rappresentato a teatro. È questo il titolo scelto per l’Atelier della Fenice, centro di produzione sperimentale che, a partire dal 2011, ogni anno trasforma il Teatro Malibran in una perfetta officina gestita dagli studenti più promettenti dell’Università Ca’ Foscari e dell’Accademia di Belle Arti, con la supervisione di Elena Barbalich alla regia. Ben ventisette ragazzi si alternano sulla scena per animare una serie di riferimenti pittorici all’avvio della musica diretta da Federico Maria Sardelli. Il suo Mozart è agile e fresco, istintivamente aderente alla partitura, vivo nei suoi contrasti chiaroscurali e al servizio dell’espressione vocale. Mentre l’orchestra aderisce perfettamente al naturale volume delle voci, avvolgendole al meglio, queste ultime appaiono, al contrario, appesantite nei passaggi virtuosistici a causa dei tempi imposti. Lo si è avvertito nei vocalizzi già presenti nella prima aria di Scipione, Risolver non osa, all’interno della quale la vocalità di Giuseppe Valentino Buzza segue l’espressione del canto, sostenendola a dovere, mentre è sempre vivo il rischio di qualche strattone dell’orchestra nei passaggi di agilità.
Dell’intero cast vocale, le voci di Fortuna e Costanza, vestite rispettivamente di giallo e viola da Davide Tonolla, appassionano il pubblico per presenza e carattere. Se Biancheggia in mar lo scoglio rappresenta forse l’aria più celebre della Serenata mozartiana, la Fortuna di Bernarda Bobro si impone per capacità espressiva e abilità nel gestire i passaggi virtuosistici con incontaminata naturalezza da non temere la corsa spedita dell’orchestra.
Sono loro le due divinità a contendersi l’attenzione di Scipione in una simpatica catena di scaramucce e sgambetti al centro della scena immaginata da Francesco Cocco, composta di materiali trasparenti capaci a far risaltare movimenti e colori, così come scoprire le quinte al risveglio del protagonista incredulo.
Dal pubblico che ha affollato il Teatro Malibran, gli applausi che si sono alternati a ogni aria sono sfociati infine nel pieno gradimento del progetto.