Davud, un giovane azero, uccide un uomo per errore. Scoprendo che è legato alla malavita, fugge, inseguito tra tre serafici sicari. Ovunque vada, tuttavia, viene raggiunto dalla Morte, che uccide qualcuno che incontra: tuttavia, a poco a poco, si rivela che quelle morti non sono tragedie, ma liberazioni.
Qual è il significato della vita? Cosa sono la vita e la morte? Queste le domande esistenziali che animano Davud, e che lui propone anche allo spettatore, animando l’intero film di uno spirito euristico, una ricerca cui non si riesce a dare un nome, e che prende corpo in visioni mistiche e dialoghi introspettivi. E, mentre Davud cerca il senso della vita e l’Amore, viene inseguito dalla Morte, che sembra manifestarsi ovunque passi: una Morte strana, paradossale, salvifica, catartica, che porta la pace nella vita di chi colpisce. Davud inizialmente la rifugge, ma gradualmente impara ad accettarla, e così i suoi tre inseguitori, sicari filosofi che lo seguono con poca convinzione, più incuriositi dalle sue avventure che guidati dalla loro missione.
Il film è strutturato a episodi, seguendo la fuga di Davud. Baydarov opta per una regia “clinica”: la camera osserva, scruta, ma si mantiene sempre a distanza, ad abbracciare l’intera scena e gli splendidi paesaggi in cui questa ha luogo, con una fotografia naturalista, fredda, che in alcune scende trascende nel mistico.
L’atmosfera è onirica, straniante, grazie sia alla recitazione minimalista degli attori che alla musica, potente e incalzante. La Morte pervade ogni scena, ma al tempo stesso ne è assente, una compagna invisibile che viaggia sul sedile della moto di Davud e lo costringe ad accettare se stesso e la sua vita.
Baydarov firma un film imperfetto, ma potente ed evocativo, fatto di forze fondamentali (Vita, Morte, Amore), di natura matrigna, di fuga e di ritorni; un film che pone lo spettatore di fronte alle domande fondamentali della vita, lasciandole spesso senza una risposta. La sensazione di indefinitezza risuona con potenza nel finale, dove il cerchio sembra chiudersi ma resta in realtà aperto, così come gli interrogativi che tormentano Davud e l’umanità tutta, lanciata in un viaggio verso l’ignoto, alla ricerca della Vita e dell’Amore, ma inseguiti dalla Morte, destinata sempre a raggiungerci.