L’editore Feltrinelli si adatta alla situazione “particolare” che stiamo vivendo e organizza un evento esclusivo online per presentare il nuovo libro di Isabel Allende Donne dell’anima mia. Condotto da Loredana Lipperini, la serata vede la partecipazione dell’autrice stessa, con uno spazio Q&A riservato ai lettori.

L’evento comincia subito con qualche difficoltà tecnica, a riprova che la condizione attuale ci ha forzati a confrontarci con nuovi mezzi, utilizzando metodi comunicativi che avremmo volentieri ignorato, preferendo una chiacchierata dal vivo, un incontro vero. Per tutta la serata resta impossibile sentire la Lipperini; le domande volte all’autrice rimangono quindi un mistero. Ascoltiamo invece le risposte della Allende, benché sempre tradotte dall’interprete Beatriz Galindo. Sarebbe stato bello sentire, almeno in parte, le parole pronunciate dalla viva voce di Isabel Allende, seppure in spagnolo.

I temi toccati nell’arco della serata sono molteplici, ma hanno un fondo comune: il femminismo dell’autrice, che sembra costituire il cuore centrale del suo ultimo romanzo. La Allende, assolutamente splendida in collegamento (presumibilmente) da casa sua, racconta del suo bisogno di indipendenza, anche economica. Fin dall’adolescenza abbraccia questa necessità, fondamentale per la giovane Isabel, che ben presto si riconoscerà nel movimento femminista, arrivando a far leggere al nonno Il secondo sesso di Simone de Beauvoir.

Nel 1967 comincia a scrivere per la rivista “Paula”, un giornale femminile ma soprattutto femminista. Il movimento per la parità di genere arriva in Chile più tardi rispetto, ad esempio, agli Stati Uniti, ma questo passaggio attraverso la stampa è un momento cruciale per la Allende, che è determinata “a scuotere il perbenismo” della società contemporanea, ma anche per le donne cilene in generale, che iniziano a riconoscere la propria capacità di cambiare sé stesse e la loro comunità.

“Tutto si può fare, con eleganza e senza rumore”: questo era il mantra della madre di Isabel Allende, che assolutamente non si trova d’accordo con tale affermazione: le donne devono fare rumore, e pure parecchio. Nel corso della serata si parla di Me Too, si tocca il tema dell’educazione alla parità dei sessi, di come l’autrice abbia cercato di impartirla sia alla figlia che al figlio: gli uomini devono essere alleati nella lotta femminista, perché l’oppressione è qualcosa che ci riguarda tutti, uomini e donne.

«Ho settant’anni, ma mi sento forte come quando ne avevo venti» afferma Isabel Allende durante la chiacchierata. L’aspettativa di vita è sempre maggiore e le donne mature devono quindi assumere un ruolo maggiore nella lotta femminista, devono far sentire il loro peso. Si parla della sua Fondazione, che si dedica ad investire su donne e bambine ad alto rischio; alla Fondazione sono destinati i proventi del libro “Paula” dedicato alla figlia tragicamente scomparsa. La Allende conclude con un messaggio di speranza, commentando i recenti fatti d’attualità: il Chile sarà il primo Paese a scrivere una Costituzione paritaria. Ci svela inoltre che è già a buon punto con il suo prossimo romanzo, che quindi ci aspettiamo di veder pubblicato nel corso del 2021.

Nel complesso si è trattato di una conversazione piacevole, nonostante le fastidiose difficoltà tecniche, anche se non è stato detto nulla di rivoluzionario. Parlare di parità, nel 2020, non dimostra coraggio ma semplice buonsenso. Non ci resta che leggere Donne dell’anima mia, per scoprire l’evoluzione femminista di Isabel Allende nel Cile degli anni Sessanta, quando schierarsi apertamente contro lo status quo rappresentava effettivamente una pericolosa ribellione al patriarcato e all’ordine precostituito.

Isabel Allende, Donne dell’anima mia, Feltrinelli, 2020, pp. 175, 15 euro.

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