La new wave Israeliana : cover story di maggio della Rivista del Cinematografo

Iniziò tutto da In  treatment, format psicanalitico fatto scoprire allo spettatore occidentale, italiano compreso, e  che diede l’input piano piano a una serie di altri grandi successi internazionali, da Homeland a Euphoria, a Your Honor, fino ad arrivare oggi ai drammi di Unhortodox e all’umorismo fuori dagli schemi di Shtisel, giunto ormai alla terza stagione  in un tripudio di professionalità, dagli attori alla produzione (Yael Parlov oltre che produttrice si occupa da anni dell’integrazione israelopalestinese , dal 1994 dalla cattedra di montaggio per il Dipartimento di cinema all’Università di Tel Aviv, e in questo numero viene intervistata da Marina Sanna).

Come spiega Marzia Gandolfi, si tratta di un fenomeno che riempie gli spazi dello streaming a suon di disvelamenti di cose taciute nella realtà (segreti  nucleari, assassini eccellenti ) o raccontate nella fiction (Fals Flag, Fauda, The Spy), come se nelle serie tv Israele trovasse il coraggio di osare di tutto.

Accanto a recensioni di film dagli Oscar 2021, in questo numero della Rivista delCinematografo  (in edicola dal 1° maggio e acquistabile al link http://www.cinematografo.it/riviste/ o scrivendo a abbonamenti@entespettacolo.org ) saranno offerte le consuete rubriche delle firme “storiche” e approfondimenti mensili sulla didattica e sulla formazione dei giovani spettatori, e in editoriale la dedica di mons. Milani alle 105 persone in formazione a distanza le quali, assieme alle altre decine di  migliaia nei circoli e nei cineclub d’Italia, si stanno preparando all’auspicata riapertura dei cinema teatri, rendendo il supporto e il nutrimento alla loro passione l’attuale missione dell’Ente dello Spettacolo.