Giovane dottoressa, brava e stimata da tutti, Jenny Davin è un medico di base in attesa di trasferirsi in un prestigioso ospedale; ad assisterla in ambulatorio è uno stagista, Julien. Una sera, un’ora dopo la chiusura, qualcuno suona alla porta; Jenny decide di non aprire, senza neppure controllare il videocitofono per dimostrare a Julien che un medico deve saper non farsi travolgere. “Hanno suonato una sola volta, se urgente si suona due volte.”. L’indomani si presentano due agenti che investigano sul cadavere di una giovane donna trovato poco distante da lì, in riva al fiume. Le telecamere di videosorveglianza dell’ambulatorio rivelano che è la ragazza trovata morta ad aver suonato alla porta la sera prima.
Uno sfondo invernale di acqua e freddo, di fatiscenti edifici di un’industria morente e le sofferenze umane di un quartiere periferico sono il microcosmo in cui i fratelli Dardenne ambientano una polare detective story belga. Il corpo senza nome di una giovane donna del Gana trasforma la dottoressa Devin, interpretata da Adèle Haenel, in una investigatrice per caso, alla ricerca di un nome da mettere su una tomba. Di lei lo spettatore non sa molto, solo quel che vede: una giovane donna, bella, i cui progetti sono stravolti dagli eventi, che si sente responsabile e che ha urgenza di sapere: “Se avessi aperto quella porta sarebbe viva.”. Di lei manca la dimensione privata, la narrazione è stretta, concentrata, sulla sua professione di medico e il piccolo mondo di cui si prende cura è in bilico tra malattie croniche e patologie psicosomatiche, segni di un profondo malessere sociale. La dedizione che ha per il prossimo, la delicatezza delle sue mani, si accompagna alla ricerca di una distanza per non soccombere: “Devi essere più forte delle tue emozioni.”, ma questo distacco emotivo si annulla difronte al corpo di una giovane donna, sepolta senza nome e senza il pianto da chi l’amava.
“Non è morta se continua ad agire nel nostro pensiero.”.
Silenzi, azioni e parole hanno il sapore di un reale quotidiano. Le inquadrature durano a
lungo, la loro dinamica è subordinata all’agire
dei personaggi, stretti nella tragedia di un mondo di volenza, dolore e spaesamento. Nessun artificio accompagna la progressione temporale del racconto, è la realtà del momento che trova il suo sviluppo attraverso l’investigazione; ma è proprio l’investigazione l’elemento debole del film: un espediente fragile per mostrare e riproporre i temi ricorrenti della poetica dardenniana, di urgente e necessaria denuncia certo, ma che si trasformano questa volta in un esercizio che si sporca di retorica.
Nel glaciale racconto della Ragazza senza nome le miserie prodotte dalla crisi globale, il tessuto sociale in estrema sofferenza, le generazioni “ammalate” non trovano l’efficace persistenza a cui siamo abituati. Le emozioni vive del cinema dei Dardenne qui paiono sottratte e intrappolate in una freddezza che non afferra con la consueta presa lo spettatore, che non lo costringe a portarsi via un pezzo di realtà con cui fare i conti.
Titolo originale: La fille inconnue
Nazione: Belgio
Anno: 2016
Genere: Drammatico
Durata: 113′
Regia: Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne
Cast: Adele Haenel, Jérémie Renier, Fabrizio Rongione, Olivier Gourmet, Thomas Doret, Christelle Cornil
Produzione: Les Films du Fleuve, Savage Film
Distribuzione: Bim Distribuzione
Data di uscita: Cannes 2016 – In Competition
27 Ottobre 2016 (cinema)