“La Soledad” di Jorge Thielen Armand

Mi casa es tu casa

In questi ultimi anni, la Mostra del Cinema di Venezia si è avvicinata sempre di più al mondo del cinema indipendente e l’iniziativa che più tende la mano a questo genere di film è la selezione Biennale College, che finanzia con un microbudget di 150.000 euro progetti proposti come semplici soggetti da tutto il mondo. Uno dei quattro film presentati in questa sezione alla 73a edizione della Mostra è La Soledad, film drammatico venezuelano di Jorge Thielen Armand, al suo debutto alla regia.

Il film, ambientato nel Venezuela dei giorni nostri stroncato da una fortissima crisi economica, segue le vicende di Josè, giovane padre di famiglia che vive con nonna, figlia e compagna in una vecchia tenuta di famiglia, appunto La Soledad, villa ampia e un tempo vastissima, oggi completamente in rovina. Proprio quando comincia a fare progetti per il futuro, sempre più persone vicine a lui cominciano a perdere completamente le speranze per la ripresa del paese, fuggendo in Bolivia o in Colombia.

Fare un film che metta a nudo in un modo così sincero i problemi del proprio paese, soprattutto in un periodo in cui lo stesso governo si è dimostrato ostile a ogni tipo di critica, è quantomeno coraggioso. La Soledad infatti, attraverso una malinconica metafora che paragona la villa nominata nel titolo al paese sudamericano – entrambi oggi lontani dai fasti di un tempo – riporta in modo sincero e sentito lo stato di una nazione in cui non c’è più alcun tipo di certezza, tempestato di problemi che vanno dalla scarsezza di medicinali ai continui scontri della popolazione con la polizia.

Oltre al mirabile intento, però, va precisato che il film non sviluppa particolarmente l’idea di partenza, risultando in certi punti lento ed eccessivamente angosciante. In altri frangenti però, il giovane regista ci dà un immagine ottimista del popolo venezuelano, ritraendo Josè e i suoi amici in momenti di festa anche nei momenti più difficili. Per quanto riguarda il lato tecnico poi, Armand riesce comunque a confezionare un prodotto semplice e pulito, ricco di lunghe sequenze dominate dal silenzio che contribuiscono a creare il clima di angoscia che pervade tutta la pellicola.

Lasciando da parte le critiche più pignole però, resta davvero mirabile il modo in cui, con un budget così limitato, un team di filmmaker sia riuscito a confezionare un prodotto così forte, almeno per quanto riguarda il peso politico del film. In conclusione La Soledad non sarà un capolavoro, ma resta sicuramente un progetto interessante in grado di sensibilizzare lo spettatore rispetto a una problematica, quella della crisi economica, venezuelana, che i media europei tendono a non coprire a sufficienza.