Avrebbe compiuto 70 anni in questi giorni: era nato a San Giorgio a Cremano il 19 febbraio 1953. Ebbene, sì, quaggiù qualcuno lo ama e non è solo per parafrasare il titolo di un famoso film del 1956. Parliamo di Massimo Troisi: per chi, come me, lo ha amato e continuerà a farlo, questo è il documentario che avrei voluto e adesso c’è.
“Dalla sua scomparsa, 29 anni fa, su Massimo Troisi sono stati realizzati molti lavori, ma io ho voluto parlare di lui soprattutto attraverso la sua opera e anche attraverso la voce di persone che non si erano ancora sentite “- spiega il regista Mario Martone, napoletano anche lui, classe 1953.
E così in questo docufilm, presentato fuori concorso alla Berlinale (e subito dopo a Napoli per il compleanno dell’artista scomparso) la voce di Troisi è protagonista, non solo con le parole, ma anche con le sue espressioni e i suoi sguardi inimitabili.
Messi tutti in fila, gli spezzoni che Martone ha selezionato, testimoniano non solo della bravura e della genialità, ma anche della straordinaria modernità di Troisi, della sua forza di andare controcorrente, di porsi di traverso, lui napoletano, a una società fortemente machista, di mettere a nudo le debolezze maschili e la forza femminile. Insomma: Troisi il coraggioso. E se consideriamo che “coraggio” deriva da “cuore”, c’è da commuoversi e viene da temere che sia per tutto quel grande coraggio profuso in quei brevi ma intensissimi 41 anni, che quel suo cuore si sia consumato così presto.
Rivediamo immagini dai primi anni del cabaret, in una Napoli piena di fermenti culturali, fino ai film che hanno reso celebre un artista già famoso. Anche in questo Martone sottolinea come Massimo Troisi fu coraggioso: avrebbe potuto disporre dei migliori sceneggiatori e invece lui volle collaborare con una sconosciuta, una giovane scrittrice pimontese, Anna Pavignano, una attivista femminista e, per dieci anni, la sua compagna di vita. Niente di più opposto a lui, eppure funzionò e furono successi indimenticabili, alcuni tra tutti: Ricomincio da tre (1981), Non ci resta che piangere, con Roberto Benigni (1984); Le vie del Signore sono finite, (1987); Pensavo fosse amore… invece era un calesse, (1991), fino all’ultimo, struggente lavoro: Il postino, del 1994. Il regista Michael Radford racconta nel doc qualcosa di incredibile: Massimo Troisi terminò tutte le riprese e il giorno dopo morì.
Di tutte le testimonianza più emozionante e toccante è proprio quella inedita di Anna Pavignano, che in parte ha ispirato questo documentario con il suo romanzo autobiografico Da domani mi alzo tardi (dal quale a breve sarà tratto un ulteriore film), nel quale racconta i ricordi della sua storia d’amore e d’amicizia con Troisi.
un film di MARIO MARTONE
una produzione
INDIANA PRODUCTION, VISION DISTRIBUTION e MEDUSA FILM
in collaborazione con SKYmontaggio JACOPO QUADRI
fotografia PAOLO CARNERA
soggetto e sceneggiatura ANNA PAVIGNANO MARIO MARTONE
musiche PINO DANIELE, ANTONIO SINAGRA e LUIS BACALOV
vendite internazionali a cura di VISION DISTRIBUTION