La storia di Elena – Lenù – e Lila è una storia di povertà e della violenza generata dalla povertà. Negli anni ’50, in uno dei rioni più poveri di Napoli, dove il dopoguerra era una guerra di sopravvivenza per loro, Elena e Li sono due piccole donne unite anche dalla voglia di studiare. Ma la licenza di quinta elementare era più che sufficiente e la scuola media un lusso non per loro, abitanti in casermoni impolverati, con lenzuola e panni stesi in un’arena di terrazzi dove tutti sanno tutto di tutti. Don Achille, temuto boss della zona, i Solara, famiglia emergente, sono gli estremi di una vita di lavoro, di stanchezza, un’esistenza difficile. Elena, bimba educata, costante, molto brava a scuola, con la voglia di emanciparsi dal peso zoppicante di sua madre, si conquista i suoi diritti – studiare – impegnandosi. Lila, bimba ribelle, istintiva, fiera, geniale, cocciuta, cattiva (sono tutte un po’ cattive a quell’età, ma lei di più) spesso evitata dalle altre bambine, fa della legge della sopravvivenza la sua vita.

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Prima mondiale alla Mostra del cinema di Venezia, un evento atteso soprattutto da più di dieci milioni di lettori, tra Italia, Stati Uniti (dove è nata la Ferrante Fever) e Nord Europa: i primi due – di otto – episodi della serie TV tratta dalla saga, per ora il primo romanzo di Elena Ferrante, edito da edizioni e/o.

Una mega produzione – più di 150 attori, 5000 comparse, 8 mesi di casting – Fandango (Domenico Procacci), Wildside (Lorenzo Mieli, Mario Gianani), Umedia, in collaborazione con Rai Fiction, TIMVISION, HBO Entertainment, diretta da Saverio Costanzo, che scrive con Francesco Piccolo, Laura Paolucci e… Elena Ferrante (non si hanno notizie su chi sia veramente. E di certo il mistero intorno a lei ha contribuito ad accrescerne il successo, ma solo fino a un certo punto. Perché i suoi romanzi vivono di luce propria. Gli unici indizi, ipotesi, personali sono contenuti nel volume La Frantumaglia, dove la Ferrante raccoglie tuta una serie di mail, lettere anche mai spedite, domande e risposte con giornalisti e fan).

È inevitabilmente nei credits anche se in un’intervista sul NYT ha rivelato di non aver partecipato direttamente alla scrittura perché “Non ho le capacità tecniche per farlo”; ha contribuito via mail con alcuni consigli. “È stata una sorvegliante – ha detto lo sceneggiatore F. Piccolo – del nostro tentativo di fare questa trasposizione. Credo che alla fine piano paino, nel carteggio di mail si sia sciolta e abbia aderito al nostro progetto, avendo sempre più fiducia in noi. Ha avuto grande fiducia in Saverio Costanzo. Abbiamo lavorato come si lavora a un grande film”.

A tal proposito nei giorni 1-2-3 ottobre i primi due episodi saranno proiettati al cinema grazie a Nexo Digital.

Abbiamo visto i primi due capitoli, Le bambole e I soldi. Non è facile dare volti, creare l’ambiente, trovare il giusto ritmo del dialetto per questa saga che attraversa circa cinquant’anni della storia d’Italia con le vite intense, di lotta costante, di fatica, di dolore di Elena e Lila. Non possiamo dare un giudizio su una serie di otto episodi (a novembre su Rai1, RaiPlay e Tim Vision) dopo averne visti solo due.

“Elena Ferrante ha suggerito il mio nome ai produttori – ha detto Saverio Costanzo – Io avevo letto la tetralogia, ma avrei mai non pensato di realizzarla. Quando mi è stato proposto, non ho esitato. Ricordo dove ero e cosa stavo facendo. Nessuna esitazione perché tra me e l’autrice c’era un mutatis mutandis una condivisione, un’ostinata idea di ricerca di una verità drammaturgia. Ringrazio la Ferrante. Per me stato un privilegio più che una responsabilità, la fatica è stata tanto, ma il privilegio più forte.”

Saverio Costanzo ha scovato i volti giusti. Elisa Del Genio è Elena e Ludovica Nasti è Lila. Le due spontanee e telentuose giovani attrici, circondate da attori che incarnano le parole della Ferrante, sono rincuoranti e lasciano presagire un ottimo lavoro. La scenografia è un po’ troppo patinata, forse vuole rispecchiare qualche immaginario americano del Sud italico. Comunque resta viva la dinamica delle prime pagine dell’Amica Geniale.

Due note stonate.

La meno grave. Una citazione di Roma città aperta, la celeberrima caduta di Anna Magnani qui iterpretata dalla moglie di un falegname che viene arrestato e lei corre dietro la camionetta dei carabinieri. Evitabilissimo. Costanzo stesso ha detto che spera che non gli venga fatta pagare questa citazione, messa perché una reazione dell’epoca, soprattutto in quel contesto.

Ci spiace, ma imperdonabile è la scelta di Alba Rohrwacher come voce narrante, dall’irritante tono fiabesco, ma soprattutto totalmente priva dell’indispensabile cadenza dialettale.