Las chicas del cable è la prima serie TV spagnola ad essere lanciata su Netflix. Ha suscitato parecchie polemiche per il fatto di avvicinarsi a tematiche femministe, caratteristica inizialmente esaltata e poi rinnegata sia dal cast che dagli autori. I media spagnoli hanno utilizzato la parola femminismo al pari di un insulto, dimostrando quanta ignoranza regni ancora sull’argomento e quanta strada resti ancora da fare.

Ambientata nella Madrid del 1928, la serie narra le avventure di quattro giovani donne, che si conoscono a un colloquio di lavoro. Non un lavoro qualsiasi ma quello più ambito dalle ragazze dell’epoca: si contendono, infatti, il ruolo di centralinista per la Compañía de Telefonía, la più importante società di telecomunicazioni. Naturalmente tutte vengono assunte e da quel momento diventeranno inseparabili.

La loro amicizia si sviluppa nel meraviglioso palazzo della compagnia telefonica, tredici piani in cui si respira aria di innovazione, trasformazione e speranza per il futuro. Le ragazze ci conducono attraverso otto puntate, fatte di intrighi, dramma e momenti più leggeri. Si passa rapidamente dalle scene di divertimento, in cui le protagoniste sorseggiano un White Lady nel bar di fronte all’ufficio, a scene di violenza domestica terribilmente attuali.

Ci sono diversi spunti interessanti, quali il ruolo della donna negli anni ’20, la separazione, l’affidamento dei figli in un’epoca in cui il divorzio ancora non era contemplato. Ma questi temi non sono sviluppati fino in fondo, oscurati dal banalissimo soggetto principale: l’amore. La serie è deludente perchè quanto poteva esservi di originale viene represso in favore dell’ennesima storia d’amore; in questo caso le vicissitudini romantiche di Alba, divisa tra un amante del passato e un nuovo amore appena sbocciato.

Non convince nemmeno la caratterizzazione dei personaggi, divisi nettamente in buoni e cattivi, identificati da un’unica caratteristica dominante: Ángeles è la buona, Marga la tonta, Carlota la ribelle. Le donne sono capitanate da Alba, un noioso e prevedibile mix di qualità positive; anche quando commette un reato lo fa solo perchè costretta. Ogni sua azione è mossa da un candido interesse per gli altri, siano le amiche o i due uomini della sua vita.

Costumi e scenografia non sono storicamente precisi ma creano un’atmosfera molto specifica, che rimanda chiaramente agli anni ’20. Le puntate sono girate per la maggior parte indoor e quindi di Madrid si vede poco, benché rivesta un ruolo fondamentale nella vita delle protagoniste: è la città della speranza per Magda; la città dell’amore perduto per Alba; la città progressista in cui le donne combatteranno per la parità di genere, per Carlota.

Nel complesso, la serie va guardata con basse aspettative e il terribile doppiaggio italiano certo non aiuta. Poteva essere qualcosa di diverso, nuovo, più coraggioso. Poteva trattare tematiche che sono tutt’oggi di fondamentale importanza e sulle quali regna un generale analfabetismo. Invece si riduce all’ennesima telenovela romantica, senza sorprese, per tutta la famiglia.

Regia Carlos Sedes

Blanca Suárez: Alba Romero Méndez

Ana Fernández García: Carlota Rodríguez

Maggie Civantos: Ángeles Vidal

Nadia de Santiago: María Inmaculada “Marga” Suárez

Yon González: Francisco Gómez

Martiño Rivas: Carlos Cifuentes

Nico Romero: Pablo Santos

Ana Polvorosa: Sara Millán

Sergio Mur: Mario

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