L’Elisir mirabile al Massimo di Palermo ascoltato in abbondanza

Nell’opera di Donizetti tornano a trionfare sul palcoscenico le voci dei cantanti

ph © rosellina garbo

È proprio vero, come dice il regista Ruggero Cappuccio che ha immaginato la messinscena per L’Elisir d’amore (1832) all’Opera di Roma e poi al Massimo di Palermo, che il melodramma giocoso di Gaetano Donizetti è un classico senza tempo. Ma proprio per questo ha subito spesso infelici prove di aggiornamento scenico o resa contemporanea, oppure ancora di ricostruzione filologica fin troppo agreste. La scelta di Cappuccio, invece, è quella di creare un semplice fondale astratto e coloristico su cui proiettare il racconto, sottolineandone con vortici circensi e movimenti coreografati gli altalenanti aspetti sentimentali. Ora vi è la melanconia più profonda, ora l’ebrezza più gaia, senza mai sovrastare il racconto, la parola, il canto o la musica.

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Soprattutto, grazie alla rigorosa direzione di Gabriele Ferro, direttore musicale emerito del Teatro Massimo, in primo piano vi sono le voci dei cantanti. E il cast scelto per la rappresentazione palermitana ha dello strepitoso, proprio come il filtro d’amore del libretto di Felice Romani, ripreso dal soggetto di Eugène Scribe. Nei due ruoli principali del semplice Nemorino e della bella Adina, il tenore René Barbera e la beniamina del pubblico siciliano Desirée Rancatore fanno letteralmente faville ingaggiando una gara belcantistica che accende il teatro. La celebre romanza “Una furtiva lagrima” è eseguita dal tenore messicano-americano con una delicatezza sublime spingendo il soprano palermitano a una risposta fatta di vertiginosi virtuosismi.

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È bello assistere a un tale trionfo della composizione donizettiana, accompagnato dallo scroscio di applausi, in cui l’unica autentica protagonista è la voce dei cantanti. Molto buoni, sia vocalmente che scenicamente, anche il borioso sergente Belcore interpretato dal baritono Vittorio Prato e il ciarlatano Dulcamara reso dal baritono Paolo Bordogna. L’allestimento originario del 2011 è del Teatro dell’Opera di Roma conle scenografie di Nicola Rubertelli, i costumi firmati da Carlo Poggioli e le luci di Vinicio Cheli. Sempre di ottimo livello la prestazione di Orchestra e Coro del Teatro Massimo, quest’ultimo diretto dal maestro del Coro Salvatore Punturo.

Lo spettacolo è andato in scena dall’11 al 18 aprile 2025.