Non è stata la solita cerimonia di apertura quella che ha dato il via alla 71ma edizione del Locarno Film Festival dal palco allestito nella Piazza Grande. Forse perchè cade nel giorno della Festa Nazionale Svizzera, il 1º agosto, o forse perchè è il primo giorno dell’ultimo festival del direttore artistico Carlo Chatrian, che l’anno prossimo approderà alla guida della Berlinale. Fatto sta che a dominare questa cerimonia sono state l’emozione e la commozione, sia nel discorso inaugurale del patron della kermesse Marco Solari (preceduto dall’inno nazionale svizzero, eseguito per arpa) che nelle parole di Chatrian, che pur non facendo riferimento al suo imminente addio al festival tradisce l’emozione di cui sopra nel ringraziare chi ha collaborato a questa e alle scorse edizioni.
Dopo la proiezione del classico di Stanlio e Ollio Liberty, accompagnato però da una colonna sonora composta apposta per l’occasione ed eseguita dal vivo per batteria e violoncello elettrico, in una Piazza Grande gremita è stato proiettato il film d’apertura di questa edizione, Les Beaux Esprits di Vianney Lebasque, commedia francese che con toni decisamente meno “solenni” rispetto al resto della cerimonia racconta la storia di una squadra di basket composta quasi totalmente da giocatori normodotati che riuscirà a presentarsi alle Paralimpiadi spacciandosi per una squadra di disabili mentali. Con una premessa del genere, potrebbe sembrare che i protagonisti di Les Beaux Esprits siano personaggi di una bassezza e una cattiveria unici. Il regista Vianney Lebasque riesce però nell’incredibile impresa di far parteggiare lo spettatore per questo improbabile team, un po’ per gli inizialmente nobili intenti dell’allenatore della squadra, “costretto” a ricorrere a un espediente del genere perchè a corto di atleti disabili, un po’ per la simpati (dal giovane aspirante attore che vede la truffa come una sorta di esercizio di recitazione al cestista che si finge allenatore della squadra per non sfigurare con le atlete del villaggio paralimpico).
Uno dei punti di forza del film è forse l’impostazione molto poco francese e molto più americana (molto meno Dany Boon e molto più fratelli Farrelly, per intendersi), con ritmi veloci e una comicità non sempre altissima (anche se senza essere crassa o troppo volgare) che potrebbe garantire a questo film un ottimo mercato anche oltre oceano. Lebasque riesce poi a restituire con abilità anche le scene delle partite, dimostrandosi un regista tecnicamente capace che restituisce una scena cosö movimentata con chiarezza e pulizia. La “questione morale” legata alla premessa del film poi viene risolta dal filnale in almeno due punti, ovvero prima con alcune tragicomiche rivelazioni sulle squadre avversarie, e poi con un sapiente finale aperto in cui l’allenatore decide di prendersi le sue responsabilità. Il film riesce a incantare la Piazza Grande di Locarno facendola esplodere in fragoroserisate in diversi momenti, inaugurando nel modo migliore un festival che parte certamente con il piede giusto.