L’argomento è stato ampiamente trattato e ritrattato nella cinematografia degli ultimi anni. Federica Di Giacomo lo ripropone a Venezia, nella sezione Orizzonti: l’esorcismo. Ora affrontato con intenti squisitamente documentaristici, attraverso lo “studio” di un prete, che opera all’interno di una comunità siciliana, autorizzato a praticare esorcismi.
Il documentario della Di Giacomo vuole raccontare esattamente questo: l’impressionante diffusione di un fenomeno apparentemente tanto distante dalla realtà. La comunità siciliana in cui opera il religioso “protagonista” del film è un continuo affollarsi di persone provenienti da tutta la Sicilia per scacciare il male dentro di sé.
Il classico “vicino della porta accanto”, persone che non hanno i mezzi che consentano loro di razionalizzare ciò che provano, trincerati nella loro convinzione di avere attirato il malocchio su di sé o sulle persone che stanno loro accanto. Il tutto, osservato con estrema pacatezza e, come si diceva precedentemente, con fini squisitamente documentaristici.
Di fronte ad alcune battute involontarie, spesso motivate dalla condizione estremamente provinciale che fa da cornice alla pellicola, è difficile trattenere le risate, per le situazioni paradossali che si presentano. Ma questa non è la finalità del film. Lo sguardo della Di Giacomo non è volto a ridicolizzare il fenomeno, non a dare un giudizio, positivo o negativo che sia.
La domanda che permea la pellicola non riguarda l’esistenza di Satana. Anzi, il film della Di Giacomo non è permeato da alcuna domanda, e il suo unico fine, che potremmo definire perfino didattico, è il mero raccontare quanto questi riti con origini antichissime siano tuttora radicati in maniera così profonda nella nostra società. A tutti i gradi, a tutte le latitudini, senza differenze.