Maggio del 1968. “Centinaia di migliaia di giovani si riversano nelle strade, gridano slogan, occupano scuole e università, fanno sentire la loro voce, e con essa il desiderio di un mondo migliore e più libero”.
Il neo ingegnere Giorgio Rosa (Elio Germano) quel mondo nuovo, al di fuori delle proteste, ha deciso di costruirselo e inaugurarlo nel (il primo) maggio del 1968: una piattaforma artificiale di 400 mq, nel mare Adriatico a 11.612 km al largo dalle acque di Rimini, a 550 mt fuori dalle acque territoriali (nella realtà il progetto era iniziato già nel 1957).
Un’isola indipendente, con un suo governo, una lingua (esperanto), una moneta e il rilascio di cittadinanza a chi la richiedesse. Un’utopia su palafitta.
«Lei ha comprato un’isola?”
«No, l’ho fatta!»

Giorgio porta “il suo stato” al Consiglio d’Europa perché ne riconosca l’indipendenza. Un progetto folle, unico dove diritto naturale e diritto positivo si fondevano per diventare libertà. L’Isola delle Rose attira ben presto l’interesse della stampa e soprattutto di frotte di ragazzi da mezzo mondo, trasformandosi in mito, in caso internazionale e in un serio problema politico per il Governo italiano che non può tollerare la fondazione di un nuovo Stato in acque così vicine. Il rischio di un precedente era tangibile e troppo pericoloso.
L’incredibile storia dell’Isola delle Rose è il primo grande progetto internazionale che vede la collaborazione tra Netflix e Grøenlandia, la società di produzione dei due registi Sydney Sibilia e Matteo Rovere.

Sydney Sibilia e la sceneggiatrice Francesca Manieri sono andati a ripescare una storia sommersa.
“L’idea ambiziosissima di sviluppare L’incredibile storia dell’isola delle rose – racconta Matteo Rovere qui in veste di produttore – risale a un incontro folgorante con Giorgio Rosa, l’ingegnere bolognese che io e Sydney abbiamo avuto l’onore di conoscere qualche anno fa, prima che venisse a mancare. Il racconto della sua meravigliosa impresa, fallimentare rispetto agli esiti, ma trionfante perché epica e politica, ci ha convinto fin dall’inizio sulle necessità etiche e civili della sua storia.
“L’idea per una nuova storia – ha raccontato Sibilia durante la presentazione del film – nasce un po’ da una rabdomanzia. Stavamo scrivendo i sequel di Smetto Quando Voglio; avevamo la pagina di wikipedia aperta perché ci servivano molti termini tecnici, e a margine ho notato un quadrato con la voce ‘Isola delle Rose -Micronazione -. Immediatamente ho aperto la pagina e la prima cosa che ho pensato è stata ‘ma perché non ci hanno mai fatto un film?’ Poi mi sono ricordato che io i film li faccio. Con Francesca ci abbiamo lavorato un anno e mezzo. Abbiamo incontrato il vero Giorgio Rosa, 4 anni fa circa. C’erano molte cose che volevo capire. Prima di tutto se farne veramente un film. Quando gli chiesi se gli sarebbe piaciuta l’idea di un film, mi disse no. In quella negazione ho capito che era la storia giusta!”

“Il cinema di Sydney ha un tema autoriale forte e chiaro – ha aggiunto la sceneggiatrice Francesca Manieri – ed è il conflitto tra il rapporto individuale e il potere costituito. Infatti all’inizio del film, attraverso Gabriella (Matilda De Angelis), futura moglie di Giorgio e docente di Diritto, si parla di differenza tra diritto positivo e diritto naturale, e di libertà positiva e libertà negativa. Poi la storia in sé aveva tanti rischi e tranelli, perché qui gli antagonisti sono i Padri della Patria, al Governo c’era chi la Costituzione l’aveva scritta (Il Presidente del Consiglio era Giovanni Leone ndr). Era un argomento affascinante e complesso per il tono non certo facile da trovare. Si confronta con un dramma, con la commedia, con il film storico”.

Elio Germano per una volta è stato libero di interpretare un ruolo, senza conoscere il vero protagonista “Era un’epoca nella quale c’era la gara a chi la faceva più strana. Mi colpito molto il contrasto con quanto avviene oggi, dove la gara è invece quella a sparire, a nascondersi, all’omologazione dettata dalla corsa ai like da ottenere sui sociale”.
Come ha detto il regista L’incredibile storia dell’Isola delle Rose è tratta da una storia vera non ispirata; dove le cose più assurde possono essere vere e quelle più normali le hanno create gli sceneggiatori.
Dal 9 dicembre il film sarà disponibile su Netflix.
Vi innamorerete di questa storia, per come è raccontata e per come è interpretata, perché desta simpatia e travalica generi e confini.
Nota storica sulla fine di un sogno.
L’11 febbraio 1969 i sommozzatori della Marina Militare Italiana arrivano sul posto e collocano 675 kg di esplosivo sui pilastri dell’Isola che tuttavia resiste alla prima esplosione, ci riproveranno 2 giorni dopo, il 13 febbraio, con una carica totale di 1.080 Kg. Questa volta l’esplosione fa deformare la struttura portante senza farla cedere, ma ad assestare il colpo di grazia è la burrasca che si abbatte sulla piattaforma il 26 febbraio.
La distruzione dell’Isola delle Rose rappresenta la prima, e unica, guerra di aggressione della Repubblica Italiana. Per evitare che ciò accadesse di nuovo l’Onu spostò il confine delle acque territoriali da 6 a 11 miglia nautiche.
Nel luglio 2009 sono stati ritrovati sul fondale marino al largo di Rimini alcuni resti della struttura metallica e dei muri, muti testimoni, e memorabilia, di un mondo che visse solo 55 giorni.
Giorgio Rosa muore a Bologna a 92 anni il 2 marzo 2017.