Presentato nella sezione del concorso internazionale del 70° Locarno Festival, Charleston è il primo lungometraggio da regista del produttore cinematografico romeno Andrei Cretulescu. Si tratta di una commedia amara che affronta in modo originale un tema visto e rivisto come quello dell’elaborazione del lutto, arricchita da dialoghi ben scritti e per niente banali e da un’atmosfera grottesca che non sminuisce affatto il tema trattato.
Dopo la morte della moglie Ioana in un tragico incidente stradale, Alexandru riceve una visita insolita e inaspettata: è Sebastian, impacciato scrittore dilettante che afferma di essere stato l’amante di Ioana nei cinque mesi precedenti alla sua morte. Dopo un iniziale scontro (più fisico che verbale) Alexandru decide di portare l’uomo con sé in una sorta di nostalgico tour delle attività preferite della ragazza tra film, locali più frequentati e persino un pranzo a casa dei suoi. La coppia resterà in un profondo imbarazzo per gran parte del film, tra imprevisti e incidenti grotteschi, fino a un dialogo profondo e sincero sull’importante ruolo della donna nella vita di entrambi.
Trattare un tema così delicato attraverso i toni sarcastici di una commedia può essere rischioso, ma Cretulescu riesce a bilanciare egregiamente riso e pianto, restituendo un senso di angoscia, un senso di “fuori posto” in questa improbabile convivenza tra due personaggi diversissimi che, man mano che il film procede, scoprono di avere in comune la cosa più importante: il dolore per la scomparsa di qualcuno di caro. L’autore infatti ci tiene a sottolineare che il lutto non guarda in faccia a niente e a nessuno, e che poco importa se la relazione che avevamo con chi non c’è più fosse ufficiale o meno; per questo decide prima di chiudere Sebastian e Alexandru nell’appartamento di quest’ultimo, dove si alternano scene di una certa violenza a sequenze al limite del grottesco (come quella, memorabile, del ballo tra i due) e poi di farli partire in un altrettanto assurdo viaggio a bordo della 500 rossa di Sebastian.
La 500, assieme a tanti altri piccoli particolari (come le nostalgiche schermate di “fine primo tempo” e “inizio primo tempo”, scritte in italiano) danno a tutta la pellicola un sapore volutamente italiano, che rimanda alla commedia nostrana degli anni ’60 e ’70, tra lunghe conversazioni a tavola e battibecchi in macchina che potrebbero tranquillamente essere usciti da un film di Comencini, Risi o Monicelli. Decisamente buona la gestione dell’equilibrio tra comico e tragico, tra pianto e riso, senza passaggi troppo bruschi tra un tono e l’altro ma con scene sempre in bilico tra il divertente e l’angosciante, come quella del pranzo a casa dei genitori di Ioana in cui Alexandru, prima di alzarsi da tavola, presenta tranquillamente il suo amico come “l’amante di vostra figlia negli ultimi cinque mesi”.
Alexandru non riesce ad elaborare il lutto da solo e per questo ha bisogno di avere qualcuno affianco, anche se si tratta dell’uomo con cui sua moglie l’ha tradito per mesi, che scoprirà poi essere colui che meglio riesce a comprendere il suo dolore. La recitazione impeccabile dei due attori protagonisti, Serban Pavlu e Radu Iacoban, che riescono a cogliere l’essenza dei due personaggi sottolineandone l’antiteticità e la distanza, contribuisce a rendere il film un prodotto ben riuscito che potrebbe tranquillamente uscire dai confini romeni e, perché no, ambire al Pardo d’Oro.