Continuano, immediatamente dopo il concorso ufficiale, le proiezioni della sezione dei cineasti per il presente. Oggi è stato il turno di Person to Person, opera seconda di Dustin Guy Defa, che presenta alla 70esima edizione del Festival di Locarno dopo la prima mondiale al Sundance.
Durante una giornata come le altre a New York, si volgono quattro vicende non intersencantisi: un collezionista e appassionato di musica insegue in bicicletta per ore un truffatore che gli ha venduto una copia falsa di un rarissimo disco, mentre il suo migliore amico si ritrova coinvolto in fuga dal fratello dell’ex fidanzata, da lui umiliata dopo la fine della relazione; tutto questo mentre una coppia di giornalisti cerca di fare luce su un omicidio coniugale inseguendo la prima pagina ignari del fatto che un quartetto di ragazzini ottiene per caso immagini sensazionali di un omicidio mentre passeggiano al parco parlando dell’amore.
Come palese, la struttura narrativa del film è corale, miscelando le quattro storie a ritmo frenetico senza una vera e propria soluzione di continuità, né relativamente alla trama, né per associazione di idee. Ne trae giovamento la visione, generalmente parlando. Per i succitati motivi tutto il film corre sempre, chi inseguendo, chi fuggendo, e i tempi sono quasi ingestibili, perché il montaggio non si ferma un attimo. Ma nella tutto sommato piacevole visione i difetti sono palpabili: il fatto che le storie siano quattro (anche cinque se si conta la sottotrama del gruppo che parla nel negozio d’antiquariato) aiuta a seguire le varie vicende con vivida curiosità essenzialmente perché brevi e giocose, permeate da un umorismo barocco ed eccessivo. La combinazione che ne risulta ha un esito soddisfacente a conti fatti perché non ha annoiato nel corpo dell’opera e ha calato nella conclusione il poker d’assi dei quattro finali delle linee narrative, che di fatto pur continuando a non convergere l’una con l’altra, risultano soddisfacenti se prese singolarmente.
Più in generale, tutto il film, anche nella sua componente tecnica è quasi schizofrenico: il montaggio, pur talvolta esitante, fa da padrone nell’obiettivo di tener legate le varie sequenze che compongono uno dei plot facendo leva unicamente sulla brevità di ogni singola scena. Parliamo dunque di tanti piccoli spezzoni di non più di 5′ che lasciano un input per poi cedere il passo alle sequenza successiva, così da non perdere il senso del film tra una storyline e l’altra. Concludendo, Person to person è una visione brevissima e piacevole, ma che con il cinema ha poco a che fare, ricordando piuttosto invece un collettaneo composito o una serie di cortometraggi uniti solo, come in questo caso, dal luogo fisico. Nonostante la pochezza è impossibile da odiare per la simpatia che trasmette nella sua freneticità.