Penultimo film presentato all’interno della rassegna della settimana della critica del 70° Locarno Festival, The Poetess è un documentario dei filmmaker tedeschi Stefanie Brockhaus e Andreas Woff che racconta la storia di Hissa “Remia” Halil, poetessa saudita giunta agli onori della cronaca per aver criticato in diretta televisiva prima i comportamenti macisti degli uomini arabi e poi, cosa piú importante, la validità delle fatwa, ovvero le leggi coraniche, in particolare quelle riguardo ai doveri della donna musulmana.
Al di là della storia della donna, ignota alla maggior parte degli spettatori, il film porta il pubblico a conoscenza di una realtà pressochè sconosciuta nel mondo occidentale: da anni infatti in numerosi paesi arabi impazza una trasmissione, uguale nel format e persino nelle scenografie ai più popolari talent show anglosassoni, in cui poeti da tutto il medio oriente si sfidano per vincere l’ambita Poet’s Flag.
Ed è proprio dal palco di Million’s Poet che Hissa, moglie di un giornalista dell’Arabia Saudita, ha pronunciato versi di disapprovazione nei confronti del mondo islamico estremista, includendo nella sua critica tanto i terroristi quanto coloro che, applicando alla lettera le fatwa, snaturano quello che secondo la poetessa è il messaggio religioso della fede che si dice orgogliosa di seguire.
A stupire lo spettatore (o almeno lo spettatore meno preparato sul mondo arabo) non è tanto il messaggio della protagonista del documentario, quanto la naturalezza con cui, seppur con qualche reazione da parte di gruppi radicali, le questioni sollevate da “Remia” vengono trattate da un mondo considerato dai più come estremamente rigido. Man mano che il documentario prosegue, tra interviste alla diretta interessata e footage delle sue performance durante il programma, il dubbio principale che assale chi guarda è che una tale spettacolarizzazione di temi così importanti rischi di svilirne la reale importanza, riducendo il messaggio di Hissa a una semplice voce fuori dal coro destinata a far parlare di sé per un po’ per poi scomparire nel nulla.
Ad emergere dal mondo che i due registi tedeschi decidono di ritrarre, ovvero quello del jet set nei paesi arabi (il programma in questione per l’esattezza viene trasmesso in diretta dagli Emirati Arabi Uiti, da Abu Dabi) è quello di un ambiente frivolo, incredibilmente legato all’apparire, costellato di contraddizioni (la breve scena in cui una ragazza sceglie il suo look per la serata tra costosissime e appariscenti scarpe col tacco per poi coprirle con il burqa è un chiaro esempio) che sembrano stare al di sopra delle polemiche sul messaggio religioso musulmano. Ciliegina sulla torta è una brevissima intervista a un produttore del programma, un uomo dal look occidentale e dai capelli impomatati che si dice contentissimo per le polemiche che le poesie di Remia solleveranno e per la pubblicità che ne conseguirà. In conclusione, The Poetess riesce contemporaneamente nell’intento di raccontare la storia di una donna che ha cercato di abbattere alcuni tabú e in quello di rendere noto un mondo pieno di contraddizioni ed esagerazioni come quello di chi nei paesi del medio oriente fa la bella vita.