Dopo una settimana di eventi per festeggiare la riapertura del Teatro Goldoni, appena restaurato e in concomitanza con le celebrazioni per i suoi 400 anni, lo spettacolo Effetto Venezia ha segnato il ritorno del pubblico in sala, con ben 780 invitati, inaugurando in anteprima la nuova stagione 23/24. Una sequenza di quadri, preceduta dai saluti delle autorità, fra cui Giampiero Beltotto nella mattinata di sabato riconfermato ai vertici dello Stabile veneto che ha assunto la forma giuridica di fondazione, ha poi ripercorso tra parole e musica i 400 anni di vita del Teatro Goldoni attraverso opere e personalità che hanno contribuito a renderlo celebre. La serata è stata ideata e diretta da Fabrizio Arcuri. Non potevano mancare le commedie di Carlo Goldoni, riprese nella anticonvenzionale riscrittura di Vitaliano Trevisan: Giuseppe Battiston, affiancato da Roberto Citran, si è misurato, con tanto di cadenza partenopea, con il mitico Don Marzio de “La bottega del caffè” affiancato da Roberto Citran, mentre il drammaturgo inglese Martin Crim ha rivisitato uno dei testi ingiustamente ritenuti minori di Goldoni Pamela, in cui il drammaturgo si era mosso sulle orme di Richardson e del suo fortunato romanzo Pamela o la virtù premiata. Crim riporta la storia della domestica che riesce a sposare il padrone ad una dimensione più vicina alla nostra contemporaneità, affidata, in una sorta di raccolto teatro da camera, all’interpretazione di Camillo Nigro e Isabella Ferrari. Archiviato Goldoni, è toccato a Sonia Bergamasco confrontarsi con un altro nume del teatro ad aver calcato le tavole del palcoscenico veneziano Eleonora Duse. Dopo il libro e il documentario che ha dedicato alla Divina, nella sua lettura animata Bergamasco ha costruito una tanto appassionata quanto intensa rievocazione di Eleonora Duse attraverso la rielaborazione di passi di alcune sue lettere. Finalmente si è, poi, approdati all’ultimo scorso del ‘900, rendendo omaggio ad un grande e originale artista, dalle vocazioni plurime, Giorgio Gaber che 35 anni fa fu direttore del teatro veneziano. Claudio Santamaria si è districato fra diverse tappe del teatro-canzone di Gaber, coinvolgendo e suscitando l’entusiasmo del pubblico: con tanto di chitarra la sua performance si è conclusa con ben due canzoni. A fare da trait d’union in questa cavalcata fra i secoli la conduzione sobria e ricca di notazioni di Federica Fresco e Lorenzo Maragoni. Ad impreziosita le sonorità di una originale colonna composta da Teho Teardo che con la sua band ha guidato il pubblico in questo viaggio attraverso i secoli a partire da “Le quattro stagioni di Vivaldi” per arrivare ai giorni nostri.