Che cos’è l’amore? Come indicato anche dal titolo è intorno a questa domanda che gira Love, mentre segue le vicende sentimentali di due impiegati dell’ospedali di Oslo – Marianne, un’urologa e Tor, un infermiere – che vivono con estrema naturalezza le proprie relazioni. Amore in tutte le sue forme, inclusa quella sessuale, con cui i due protagonisti hanno a che fare per lavoro: i loro pazienti sono spesso uomini che subiscono interventi per l’asportazione della prostata, con tutto quel che ne consegue.

Haugerud approccia la materia con un taglio lirico e molto umano, fatto di un’alternanza tra primi piani e paesaggi. I silenzi, frequenti, sono riempiti da dialoghi fiume e spesso filosofeggianti, il grande punto debole del film: se da un lato possono essere interessanti in piccole dosi, dall’altro la loro sovrabbondanza finisce per affogare i dialoghi più intimi, personali e significativi.

Il film soffre inoltre di uno sbilanciamento nell’interesse delle due vicende narrate. La storia di Marianne è già vista, non aggiunge di nuovo a quanto già detto sul tema della transitorietà dell’amore e della possibilità di amare più persone, peraltro anche da film presenti nel concorso veneziano (Trois Amies). Ancora più inutile la vicenda della terza amica, impegnata a pensare a un evento per celebrare il centenario della città – una vicenda che pare più uno spot della pro loco che parte integrante del film. Molto più interessante ed emozionante la storia di Tor, sia per la natura del personaggio – silenzioso, osservatore, con uno sguardo acuto e penetrante – sia per quella del paziente per il quale sviluppa un interesse sentimentale: un loro dialogo è il momento più bello, vivo e vibrante del film, e in generale loro sono ciò che spinge lo spettatore a continuare la visione.

Love è un film di buona fattura che, nonostante qualche giro a vuoto, riesce a offrire alcuni momenti di riflessione e lirismo, grazie anche a un ottimo uso della luce, che dipinge momenti, persone, situazioni, stringendoli in un caldo abbraccio che li rende fortemente, irresistibilmente umani.