“Ma tu sei felice?” di Federico Baccomo

Eravamo due amici al bar

«Ma tu sei felice?»

«Dipende da cosa intendi per felice.»

«Felice.»

«Se per felice intendi uno che è soddisfatto di sé, di quello che fa, ed è felice, allora no, non sono felice. Ma se per felice intendi uno che è soddisfatto di sé, di quello che fa, anche se non è proprio felice, allora sì, posso dire che sono felice.»

Si apre così l’ultimo libro di Federico Baccomo, una commedia dell’assurdo costituita da un unico lungo dialogo. Vincenzo e Saverio, due vecchi amici, sono seduti al tavolino di un bar; davanti a due bicchieri parlano del più e del meno, della vita, del concetto di felicità.

Il libro si legge come un pezzo teatrale: non c’è alcun intervento dell’autore, solo una sequenza di botta e risposta che fa scivolare rapidamente le pagine. Battuta dopo battuta, conosciamo meglio i due protagonisti: Vincenzo e Saverio sono uomini mediocri, meschini e ignoranti. Ma la loro mediocrità non scandalizza, anzi: fa simpatia, scatena il meccanismo umoristico e la risata del lettore.

Entrambi tradiscono e sono traditi dalle mogli, hanno figli che mal sopportano e amanti vendicative. I due incarnano un po’ lo stereotipo dell’imprenditore milanese: sono realizzati professionalmente, senza scrupoli, non si fanno problemi a gettare sui binari colleghi e famiglia per arrivare dove vogliono. I due amici fingono di non accorgersi che qualcosa non va nelle loro vite, che no – non sono felici:

SAVERIO «E quindi perché sei rientrato tardi?»

VINCENZO «Semplicemente non avevo voglia di tornare a casa. Uno di quei giorni in cui mi sentivo esplodere, che avevo la sensazione che se fossi tornato tra quelle quattro mura, a vedere quei quadri con quelle cornici magnifiche, quei divani in pelle bianca, quelle statuine di elefanti in fila sulla mensola, non so, finiva che, zitto zitto, uscivo sul terrazzo e mi buttavo di sotto. E conta che stiamo al dodicesimo piano, male te ne fai parecchio.»

SAVERIO «Ci sono quei giorni, a me capita spesso di giovedì.»

Vincenzo e Saverio sono razzisti e omofobi, non leggono libri («c’è un’introduzione ottima, secondo me basta quella»), disprezzano i giovani e l’Agenzia delle Entrate. Sono, ovviamente, evasori fiscali e fieri di esserlo. Rappresentano tutto ciò che di miserabile c’è nell’uomo (si spera non in tutti gli uomini). Sguazzando nella loro ignoranza, criticano un po’ tutti, da Shakespeare a Beethoven, passando per Samuel Beckett e la sua opera più famosa Aspettando Godot, paradossalmente senza rendersi conto che quell’opera la stanno vivendo in prima persona, in attesa di un finale che non arriverà mai.

Federico Baccomo, Ma tu sei felice?, Solferino, 2019, pp. 207, 16,50 euro.