Bruno Bigoni, uno dei fondatori del Teatro dell’Elfo a Milano, omaggia il suo poeta preferito Arthur Rimbaud, in un insolito viaggio alla scoperta di uno scritto inedito e di un’immagine rimasta segreta per moltissimi anni.
Chi mi ha incontrato non mi ha mai visto è il documento di un’avventura poetica capitata a Bigoni, mentre lavorava a un progetto su Rimbaud.
Un evento inaspettato che ha trasformato il progetto in qualcosa di spericolato – ha raccontato il regista – l’offerta, fattami da una sconosciuta francese, di una fotografia inedita che, una volta acquisita e resa pubblica, avrebbe totalmente cambiato ciò che fino a oggi è stato detto e scritto sul poeta bambino. A tutto ciò, si aggiunge poco tempo dopo un’altra sconvolgente scoperta. Oltre alla fotografia, infatti, sarei potuto entrare in possesso di un documento straordinario: la registrazione originale della voce del poeta, raccolta a Marsiglia poco prima della sua morte».
Bigoni si è gettato d’istinto in quest’avventura, investendo non pochi soldi, spinto dalla passione che lo anima. Arthur Rimbaud smette di scrivere poesie all’età di 18 anni, nel 1870; nella foto che Bigoni ha acquistato, il poeta, paziente in un ospedale nel sud della Francia, tiene in mano dei fogli, dove sono scritti versi inediti. Quindi, se fosse veramente lui, sarebbe una scoperta eclatante.
Con una telecamera, a volte nascosta, riprende tutto quello che gli capita dall’acquisto della fotografia.
Come un detective va in cerca di conferme, indaga su persone, luoghi, periodi storici.
Vuole a tutti i costi che gli venga confermata l’autenticità di quella fotografia in bianco e nero. Interpella studiosi, va in Francia a Charleville città natale di Rimbaud, parla con una pronipote del poeta ancora vivente. La donna che gli ha venduto la foto, gli propone, in un secondo tempo, anche l’acquisto della registrazione della voce di Rimbaud. La vendita non va a buon fine, ma mesi dopo, un pacco postale proveniente dalla Francia, senza mittente, reca un cd con un titolo: Chi mi ha incontrato, non mi ha visto. Riproduce una voce malmessa e gracchiante che inizia così: ” … non ho mai avuto un nome…”