“Moglie e Marito” di Simone Godano

Sposati da dieci anni Sofia e Andrea sono in piena crisi coniugale: non si desiderano più, non comunicano più. Lui neurochirurgo votato alla ricerca, lei alla sua prima prova come conduttrice televisiva. Per curare la crisi, una psicologa di formazione gestaltica, che esce subito di scena, consiglia loro l’osservazione da un diverso punto di vista; e questo accadrà presto, anche se non per volontaria ricerca. Motore di tutto è una bizzarra valigia che contiene un assemblaggio variegato di lampadine e fili: per Andrea un accrocchio prezioso per lo studio che sta facendo. Durante una sperimentazione nella cucina di casa un corto circuito provoca uno scambio tra Sofia e Andrea: lui va ad abitare il corpo di lei e viceversa; entrambi sono costretti a vivere la vita dell’altro perché come si appare è vincolante, al di là di quel che si è.

La commedia degli equivoci e il gioco del doppio sono lasciti del teatro che ritroviamo nelle trame cinematografiche; le differenze e le fortune stanno nella costruzione dei personaggi, nelle parole che dicono, nelle situazioni in cui vengono messi, il prodotto di una felice sinergia di fantastico e realismo. Nell’opera prima di Simone Godiano questa sinergia c’è: con mano capace centra la sua osservazione sulla coppia senza scivolare nei cliché, spesso grevi e ripetitivi, della lotta tra i sessi quando l’amore arriva al capolinea. L’assurdo della situazione si mescola alla ricerca di autenticità dei personaggi: con intelligenza e humor viene messa in scena la scoperta della complessità dell’altro, riconosciuta perché vissuta sulla propria pelle. Prodotto da un corto circuito, Il fantastico trova una sua verosimiglianza grazie alla realistica fatica del ritrovarsi e alla scoperta di una reciproca solidarietà. 

Smutniak e Favino sono una strana coppia esilarante e credibile: lei rivela un buon côté comico, espresso bene anche col corpo, e la capacità di modellare il maschile sul partner; lui bravo, anche se in alcuni momenti appesantisce traducendo il femminile in effeminatezza.

Un film primaverile, divertente, dal finale amabile e che offre qualche spunto di riflessione.