Monte di Pietà alla Fondazione Prada

Un progetto di Christoph Büchel

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Una serie di parole, scritte a caratteri cubitali su cartelloni collocati lungo i settecenteschi muri di Ca’ Corner della Regina, catturano lo sguardo del visitatore mettendo in dubbio la sorte del rinomato palazzo veneziano. Ma non è una svendita, è arte.

Si tratta infatti dell’intervento dell’artista Christoph Büchel invitato a esporre alla Fondazione Prada in una mostra che terminerà a breve, in concomitanza con la chiusura di Biennale, ovvero il 24 novembre.

Questa provocazione, che cattura l’attenzione di abitanti e turisti che traghettano lungo il Canal Grande, dove il palazzo si staglia maestoso con i suoi mascheroni, costituisce una critica tagliente nei confronti della società e del sistema dell’arte, ma anche una critica alla città di Venezia e alla Biennale d’Arte, che poi sarebbe la cornice entro cui è nata questa mostra.

L’esposizione è molto dinamica ed occupa con migliaia di oggetti di ogni tipo pianterreno, mezzanino e piano nobile del palazzo. Il visitatore è libero di girovagare, percorrere sale, stanzette, aprire porte e scomparti per scoprire una serie di spazi inusuali, tra cui una cappella, un museo della memoria, un boudoir e infine un banco dei pegni in fallimento. Già all’ingresso si resta storditi dalla quantità di oggetti presenti nel primo spazio, sorta di garage dell’usato, che mette in mostra l’accumulo continuo a cui siamo abituati: pezzi di ricambio di auto, fumetti, vasi, materassi… stipati in armadi, cassetti, a volte rotti, un ambiente che coglie impreparati. Oltre un corridoio di carrozzine abbandonate avvistiamo un cortile, che potrebbe sembrare così tipicamente veneziano con i suoi panni stesi al vento, se non fosse che l’accumulo di biciclette sgangherate rivela il trucco.

Salendo verso il mezzanino ci accompagna la vista di alcune borsette contraffatte disposte con grazia su un telo bianco a terra e il vociare agitato di alcuni veneziani, proveniente dalle porte chiuse di un fantomatico ufficio. Il mezzanino si rivela nel suo sordido splendore di sala per giochi d’azzardo, luogo d’incontri, di slot machine e bevute. Un circuito dell’entertainment posizionato accanto ad una caustica interpretazione dell’affitto breve in città: un intero salone veneziano può infatti ospitare ben 4 letti matrimoniali, 2 postazioni gaming e una tavolata da Ultima Cena che, colma di vaschette in alluminio del pasto take away, rappresenta una visione impietosa del low cost.

Attraversiamo altri spazi e scenari, compare un laboratorio di produzione di criptovalute, l’artista ne ha coniata una per l’occasione: Schei, che tradotto in veneziano significa soldi; virtuali o reali sono il motore di questa ricerca.

Al piano nobile troviamo una grandiosa installazione, così curata da sembrare reale. Ecco il Monte di Pietà con le sue inferriate, i divisori per la coda, le scaffalature colme, le bilance… chissà se le pareti del palazzo se lo ricordano quando era in attività tra queste mura. Tra le montagne di oggetti del banco dei pegni in fallimento “The Queen of Pawn” si incontra finzione e realtà, un mix schizofrenico che permette al visitatore più attento di individuare tra sci, lavatrici e giubbotti di salvataggio un pezzo di Marcel Broodthaers, un barattolo di Warhol, scatole rare di Fluxus o La boîte-en-valise di Duchamp. Sotto gli occhi sbalorditi del pubblico, che non sanno dove posarsi – se non forse sulla centrale The Diamond Maker (opera in cui Büchel ha condensato l’intero corpus della sua arte trasformandolo in diamanti da laboratorio) – sfilano lotti di valore: dalla collezione di monete e medaglie Voltolina alla Collezione del marchese Giovanni Pietro Campana, direttore del Monte di Pietà a Roma a metà Ottocento, dai volumi del Banco di Napoli all’Inventario dell’Entartete Kunst. Tanti anche i manufatti appartenenti alle collezioni del Museo delle Civiltà di Roma, sia oggetti provenienti da ex colonie italiane che curiosi prodotti del folclore nazionale. Nel tentativo di ricostruire le dinamiche tra debito e potere, l’artista crea una complessa narrazione teatrale, dove ci rendiamo conto che ormai tutto è merce, tutto è vendibile: la città, la storia, l’arte, la memoria.

Lo sguardo di Caterina Cornaro, regina di Cipro a cui è intitolato il palazzo, così fieramente ritratta dal Tiziano, osserva la stanza e si sofferma su un piccolo bozzetto a olio di Giacomo Balla il cui titolo non lascia dubbi: “Fallimento”.

MONTE DI PIETÀ
Fondazione Prada, Ca’ Corner della Regina
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