Tra le molte proposte ‘performative’ di “Asteroide Amor”, la rassegna teatrale promossa tra marzo e maggio dalla Fondazione di Venezia insieme alle due università cittadine e al Teatro Stabile del Veneto, si inseriscono due spettacoli di grande intensità e poesia, seppur estremamente diversi tra loro.

Da una parte sta Earthbound, il nuovo assolo di Marta Cuscunà: l’artista di Monfalcone continua il viaggio visionario che l’ha vista protagonista in passato di lavori applauditi come È bello vivere liberi o Il canto della caduta. Anche questa volta, sola in scena, si sdoppia nelle consuete figure animate (le splendide ‘creature animatroniche’ di Paola Villani) cui dà vita moltiplicando la sua voce. Prendendo ispirazione dalla filosofia ecofemminista esposta in Staying with the Trouble da Donna Haraway, la Cuscunà mette in scena un futuro distopico e regolato dalla tecnologia in cui il concetto stesso di riproduzione umana subisce una drastica metamorfosi. L’attrice/performer, cui è stata riservata recentemente una personale dal Piccolo Teatro di Milano, prosegue e arricchisce così il suo originale percorso con uno spettacolo ‘completo’ e perfettamente costruito in tutti i suoi tanti dettagli.

A distanza di venti giorni, poi, il Teatro Goldoni accoglie per la prima volta un gruppo storico e sempre in rinnovamento come i Motus. In Tutto brucia sono ‘portate in scena’, evocandole alla maniera del gruppo romagnolo, Le troiane di Euripide, cui si aggiungono le parole di Jean-Paul Sartre, Judith Butler, Ernesto De Martino, Edoardo Viveiros de Castro, NoViolet Bulawayo e di nuovo Donna Haraway (la ricerca drammaturgica è di Ilenia Caleo). Il tema affrontato, dunque, è quello – antico e attualissimo – della deportazione femminile, cui si legano da sempre quello della violenza sulle donne e dell’orrore della guerra. Lo spettacolo ha una potenza straordinaria: la scena si apre sulle canzoni di Francesca Morello (in arte R.Y.F.), che contrappuntano tutta la performance. Ecuba, Cassandra, Polissena, Andromaca, Elena, insomma la drammatica, eterna, dolente storia dei vinti sfilano attraverso i corpi e le voci di Silvia Calderoni, artista da tempo legata ai Motus, e della danzatrice Stefania Tansini, bravissima nel ruolo tragico della figlia di Priamo, profetessa inascoltata e donna violata. L’impatto emotivo raggiunge la climax quando il lamento e l’urlo delle interpreti si intreccia al canto in un amalgama lacerante.