Al 34. Torino Film Festival è tempo di Palombella Rossa. Nanni Moretti, già direttore del Festival, torna a Torino per presentare la versione restaurata del suo film – cult – del 1989.
Sergio Toffetti, direttore del Centro Sperimentale di Roma, ha introdotto Moretti parlando non solo del restauro di Palombella Rossa “Noi siamo qui con due film acquatici restaurati. Oltre a quello di Moretti, c’è La nave delle donne maledette, film del 1953 diretto da Raffaello Matarazzo. Il film di Moretti è incredibilmente cresciuto nel tempo. Il tema della perdita della memoria politica forse non era molto compreso in quegli anni quanto lo è oggo. Il restauro di Palombella Rossa è statosupervisionato dal regista con la collaborazione del direttore della fotografia Beppe Lanci”.
Il restauro ha dato nuova vita alla pellicola trasformandola in versione digitale 4k. Recuperati anche i filmati originali in super 8. “La pellicola è fragile – ha spiegato Toffetti – tende ad avere problemi di sonoro”.
Il film, che si svolge nell’arco di una giornata, si basa sulla crisi ideologica della
sinistra italiana, del Partito Comunista in particolare. Moretti, nel ruolo di Michele Apicella, trentacinquenne, funzionario del PC e giocatore di pallanuoto, in seguito a un incidente si trova senza memoria. Durante una partita di pallanuoto, perfetta metafora della politica (si gioca con l’acqua alla gola, gli avversari ti tirano calci, …) Apicella ha dei flash, primo fra tutti si ricorda che è comunista. Tra Battiato e il Dottor Zivago, il funzionario del PC riflette sui patemi del suo partito, sulla sua infanzia, sulla società in generale.
“Questo mio film di ventisette anni fa – ha raccontato Moretti al pubblico in sala – è stato il film più faticoso che ho realizzato. Dovevo giocare a pallanuoto, recitare, spesso urlare perché ero in acqua; dirigere i pallanuotisti, che non erano attori, e centinaia di comparse. Il tutto a orari al limite.
Sia di giorno che di notte. Di notte si girava dalle 18 alle 5 del mattino…
Ho voluto realizzare questo film per una reazione a quello che come spettatore vedevo in sala. A metà degli anni 80 vedevo un ritorno dell’accademismo. Al cinema vedevo storie scritte bene, ma già raccontato, come se il cinema si stesse accontentando. Palombella Rossa è una reazione a quei film.
Con massima libertà ho voluto raccontare la crisi politica attraverso un personaggio che non ricorda più che cosa gli sia successo e cosa sia capitato alla sinistra italiana. E durante questa giornata, schegge di memoria riaffiorano”.