Il 9 gennaio cade il centenario della morte di Katherine Mansfield, un’occasione per conoscerla meglio grazie a un’iniziativa della casa editrice Neri Pozza. Il libro pubblicato a cura di Sara De Simone si intitola “Nessuna come lei. Virginia Woolf e Katherine Mansfield: storia di un’amicizia”.
Si tratta in realtà di una storia che comincia nel 1917 e che continua nei ricordi e nella scrittura di Virginia Woolf, che non smetterà di pensare a Katherine per tutta la vita. Nel volume ritroviamo il racconto delle scelte artistiche, delle reciproche influenze letterarie, delle personalità che incontrarono e degli ambienti che frequentarono: dalla Londra vittoriana alla Parigi di Modigliani e Picasso, dai salotti di Bloomsbury e Garsington all’Istituto per lo sviluppo armonico dell’uomo di George Gurdjieff, a Fontainebleau. Sulla base di fonti e materiali in parte inediti in Italia, questo libro cerca di sgombrare una volta per tutte il campo da inesattezze e stereotipi consolidati sulla loro presunta rivalità, avvalendosi di molte lettere originali di Virginia Woolf e Katherine Mansfield.
L’opera. Katherine Mansfield e Virginia Woolf s’incontrano per la prima volta nel 1917. Hanno 28 e 35 anni, e sono entrambe in procinto di scrivere le proprie opere più importanti. Tra le due non è amore a prima vista: Katherine ha cominciato da poco a frequentare il circolo di Bloomsbury e diffida delle origini altoborghesi di Virginia; Virginia, dal canto suo, è gelosa della nuova arrivata e dell’interesse che suscita nei suoi amici. Katherine è la «straniera» che arriva dalle colonie, la donna degli antipodi che indossa gonne corte, calze colorate e intona black spirituals accompagnandosi con la chitarra. Le voci che circolano sul suo conto sono tutt’altro che rassicuranti: è figlia di un ricco imprenditore neozelandese, ma è cresciuta in mezzo ai maori; ha pubblicato un libro di discreto successo nel 1913, ma per mantenersi ha fatto cabaret in locali notturni di dubbia moralità; è da tempo la compagna del critico letterario John Middleton Murry, ma ha avuto un passato sentimentale ambiguo e burrascoso. Lytton Strachey la trova «decisamente interessante», Bertrand Russell la definisce «una mente brillante», per Leonard Woolf è «straordinariamente divertente». Chi sembra resistere più a lungo al fascino di Katherine Mansfield è proprio lei, Virginia, che preferisce avvicinarla sul piano professionale, prima che su quello personale. Nella primavera del 1917 i coniugi Woolf hanno acquistato una pressa manuale e dato avvio alla loro attività di editori: dopo una prima pubblicazione di rodaggio, Katherine Mansfield – per volere di Virginia – sarà la prima autrice pubblicata dalla Hogarth Press.
Come comincia. Immaginate la scena: il salotto di casa Strachey a Belsize Park, vicino Hampstead Heath, una delle più grandi aree verdi di Londra, pieno di ospiti. È una sera di inizio febbraio e sia Virginia che Katherine sono state invitate. Katherine, che frequenta quei salotti da qualche mese, si aggira silenziosa e guardinga nella sala. Probabilmente indossa uno dei suoi abiti à la parisienne, la frangetta le copre la fronte. Gli occhi attenti e mobilissimi si spostano rapidamente per catturare sguardi e parole. Di sicuro lei e Virginia si studiano da lontano, mentre parlano ad altri o sorseggiano un drink. Si sono viste il mese prima a una cena, ma non hanno legato. Ora, forse, attendono il momento giusto per avvicinarsi. È l’inizio di un sodalizio intellettuale e di una complessa, e intensa, relazione di amicizia di cui, ancora oggi, si sa molto poco. Sulla base di fonti e materiali spesso inediti in Italia, questo libro ricostruisce con accuratezza e vivacità narrativa quanto accadde realmente tra le due scrittrici, sgombrando il campo da inesattezze e stereotipi consolidati sulla rivalità fra donne. “Nessuna come lei” è la storia di un’amicizia tra due grandi protagoniste della letteratura del Novecento, ma è anche, per ciò stesso, la storia delle loro scelte artistiche, delle reciproche influenze letterarie, delle personalità che incontrarono e degli ambienti che frequentarono: dalla Londra vittoriana alla Parigi di Modigliani e Picasso, dai salotti di Bloomsbury e Garsington all’Istituto per lo sviluppo armonico dell’uomo di George Gurdjieff, a Fontainebleau.
SARA DE SIMONE ha conseguito un dottorato in Letterature comparate alla Scuola Normale Superiore di Pisa ed è assegnista di ricerca in Letteratura italiana a Sapienza Università di Roma. Ha tradotto con Nadia Fusini il carteggio tra Virginia Woolf e Vita Sackville-West (“Scrivi sempre a mezzanotte”, Donzelli 2019). Si occupa di critica letteraria sulle pagine culturali de il manifesto e Il Tascabile. È vicepresidente dell’Italian Virginia Woolf Society.
Per maggiori informazioni: www.neripozza.it.