“Non è un paese per giovani” di Giovanni Veronesi

Roma. Sandro (Filippo Scicchitano) e Luciano (Giovanni Anzaldo) sono due ragazzi che, come tanti, fanno i camerieri in un ristorante della capitale, senza avere davanti a loro un futuro solido. Diventano amici e Luciano propone a Sandro di andarsene da un paese che non può o non vuole dar loro alcuna possibilità di crescita.

La loro destinazione però non è né Londra né un’altra capitale mondiale delle opportunità giovanili bensì Cuba, una Cuba stereotipata, ancora ferma alle prostitute ed ai trans, alle baracche ed ai pescatori analfabeti. Ad aspettarli ci sarà Nora (Sara Serraiocco), una strana ragazza che li ospiterà sull’isola.

I due amici arrivati a Cuba con il progetto di aprire un bar dotato di wi-fi finiranno, in mezzo a mille difficoltà, per trovare loro stessi o per perdersi, esattamente come questo film: inizia con un intento di denuncia nei confronti della disoccupazione giovanile e della conseguente fuga dei ragazzi italiani all’estero e si ritrova a perdersi in romanticismi inutili.

Non è un paese per giovani è un film che per i giovani tenta di essere, non riuscendoci particolarmente. Pur di impressionare lo spettatore Veronesi modella personaggi che oscillano sul già visto: Sandro, un cameriere alle prime armi con ambizioni da scrittore, suo padre Cesare, un uomo semplice che lo ha cresciuto senza la madre che li ha abbandonati, e Luciano, un ragazzo intraprendente che però soffre la sua appartenenza a una famiglia di intellettuali; ed un assurdo degno di Ionesco come Nora, una improbabile ragazza sopravvissuta ad un aneurisma celebrale causato da un gravissimo incidente d’auto: un personaggio con il quale si fatica molto ad empatizzare, nonostante i tentativi di umanizzazione di Sara Serraiocco.

I personaggi non coinvolgono lo spettatore giovane, anzi lo estraniano da una commedia a forti tinte melodrammatiche che perde di ritmo man mano che il tempo scorre, terminando con un finale scontato e poco realistico.